Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Una supermanovra da 400 miliardi che servirebbe ad abbassare di circa un quarto il nostro debito pubblico e che consentirebbe di far partire un piano consistente di sviluppo e di aiuto alle imprese.

default_image

  • a
  • a
  • a

Perchéa garanzia di tutta l'operazione c'è il patrimonio immobiliare che lo Stato vuole vendere e che complessivamente vale 2000 miliardi di euro. La bozza del progetto – preparata da un gruppo di senatori del Pdl, tra cui il presidente della commissione bilancio Antonio Azzolini e il suo collega Mauro Cutrufo – aveva già cominciato a circolare a ottobre ed era arrivata fino al tavolo del ministro Giulio Tremonti. Poi, con le dimissioni di Silvio Berlusconi, c'è stato un rallentamento. Adesso però il provvedimento, dopo qualche ritocco e limatura (l'importo complessivo di 700 miliardi è stato portato a 400) al quale hanno contribuito anche gli altri senatori del gruppo, tra cui l'ex sottosegretario Andrea Augello, è di nuovo in pista. «È piaciuto a Berlusconi e ad Alfano – spiega Mauro Cutrufo – e ci stiamo preparando per portarlo in Parlamento». Ovviamente per discuterne con il nuovo premier. «Il presupposto – spiega ancora il senatore del Pdl – è che con manovre come quelle fatte fino ad oggi non si esce dalla crisi. Nel migliore dei casi quella che sta preparando il governo è di 30 miliardi. Il centrodestra ne ha già fatte due da 40/50 miliardi quest'anno e non sono bastate. È un tipo di intervento che non dà più frutti. Andando avanti così si va verso il default. Invece serve un intervento più massiccio, più deciso, capace di abbattere il nostro debito pubblico, di abbassare drasticamente il rapporto con il Pil, e allo stesso tempo di destinare risorse cospicue alla crescita facendo ripartire l'economia. Faccio solo un esempio. Oggi si parla, con i nuovi provvedimenti, di destinare alle imprese 500 milioni di euro, al massimo un miliardo. Con la tassa di riequilibrio riusciremo a investire 20 miliardi». L'operazione, così come è stata studiata, prevede che venga innanzitutto creata una società, la Riequilibrio spa, alla quale vengono dati tutti gli immobili che lo Stato vuole vendere. Con il mandato però di non «gettarli» sul mercato subito – in questo caso sarebbero svenduti per fare cassa immediatamente – ma di dismetterli nell'arco di 10-15 anni in modo da ottenere il massimo guadagno possibile. Contemporaneamente lo Stato introduce la Tassa di riequibrio che altro non è se non un prestito che i cittadini fanno allo Stato e che sarà completamente rimborsato in 30 anni. Anche se, secondo le simulazioni fatte, già dal terzo anno si potrebbero iniziare a restituire gli interessi pagati e tra l'ottavo e il decimo anno si comincerebbe a ridare a cittadini e imprese parte dei soldi prestati riducendo l'importo della tassa. Utilizzando proprio i proventi delle dismissioni. L'operazione, spiegano i tecnici, è divisa in due tranche: 200 miliardi che arriverebbero dai contribuenti che hanno un valore finanziario oltre i 200 mila euro e gli altri 200 dalla platea delle imprese e dai cittadini che denunciano un reddito annuo sopra i 20 mila euro. Complessivamente, in quest'ultimo caso, 27 milioni e mezzo di italiani. La percentuale del prelievo sarebbe del 5,5% per tutti. Che cosa dovrebbero fare i contribuenti? Pagare in una sola tranche o, in alternativa, diluendolo in un arco di 30 anni, la tassa di riequilibrio. Per fare un esempio, un cittadino che ha un attività finanziaria di 300 mila euro si vedrebbe assoggettato alla nuova tassa un importo di 100 mila euro. Il contributo «forzoso» sarebbe del 5,5 per cento. Ovvero 5500 euro se decide di pagarlo tutto insieme oppure, se decide di dilazionarlo, 400 euro l'anno per 30 anni. Nel meccanismo è anche previsto che si possa ricorrere a un prestito delle banche. Prestito che avrebbe comunque un tasso di interesse uguale al rendimento dei bond che emetterebbe la «Riequilibrio spa», quindi in perfetta parità. I vantaggi di questa sorta di prelievo forzoso con restituzione, secondo gli studi fatti dai senatori del Pdl, sbaraglierebbe qualsiasi altro tipo di tassazione e di intervento. Anche perché darebbe garanzie ai mercati e ridurrebbe di colpo lo spread, il differenziale tra i nostri Btp e i Bund tedeschi. «Inoltre – spiega ancora Mauro Cutrufo – nel provvedimento è già prevista l'introduzione del quoziente familiare: chi è un single pagherà più di chi ha un solo figlio e così via». Ora il Pdl deve solo farla «digerire» a Mario Monti.

Dai blog