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Napolitano rassicura l'Europa "Presto un governo condiviso"

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

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Giorgio Napolitano continua a tessere la sua tela. Un «colloquio cordiale» con il presidente tedesco Wulff, una chiacchierata altrettanto «cordiale» con il francese Sarkozy, una stretta di mano con Van Rompuy. «L'Italia sarà all'altezza degli impegni presi», aveva assicurato il presidente della Repubblica ai leader europei e mondiali. Ha dato loro la sua parola e, in questi giorni, lavora alacremente per mantenerla. I segnali che arrivano da Pdl e Lega non sono buoni. Gli uomini della maggioranza vogliono tornare in partita. Fare loro dei nomi per un eventuale governo tecnico, e non rimanere a guardare. Con il rischio di restare poi a bocca asciutta, giusto loro che - almeno - le elezioni nel 2008 le hanno vinte. «Re Giorgio», però, tira dritto. Ha puntato tutto su Mario Monti, lui, e non intende tornare indietro. Anche perché, è questa la riflessione del Quirinale, i mercati stanno reagendo bene. Il Capo dello Stato, intanto, cura le relazioni internazionali. Ormai, è lui l'unica figura di riferimento per gli interlocutori stranieri, ansiosi di ottenere rassicurazioni sulla situazione economica e politica del Belpaese. La prima telefonata arriva al Colle da Berlino. A chiamare, esprimendo «un forte senso di amicizia verso l'Italia e piena consapevolezza del potenziale della sua economia e della solidità del suo sistema bancario» è il presidente della repubblica Federale tedesca, Christian Wulff. Al suo interolocutore, che manifesta «l'auspicio che gli sforzi in atto per dare soluzione alla crisi di governo di fatto apertasi vadano a buon fine e consentano di attuare le misure necessarie per far fronte alle gravi insidie cui è esposta l'Italia», Napolitano replica concordando «sulla necessità che gli impegni assunti e ogni ulteriore necessaria decisione si traducano presto in una efficace e condivisa azione di Governo», parlando a nuora, perché suocera intenda. In serata anche il presidente francese Nicolas Sarkozy chiama il Quirinale ed esprime da capo di un «paese amico» la «fiducia che l'Italia si dia al più presto un governo capace di contribuire al superamento di una situazione che è altamente preoccupante per tutta l'Europa e in particolare per la zona Euro». A dire che «all'Italia non ha bisogno di elezioni, ma di riforme» è anche il presidente del Consiglio dell'Unione europea, Herman Van Rompuy che incontra Napolitano direttamente al Quirinale, nel pomeriggio (vedrà Berlusconi in serata). L'adozione della Legge di stabilità - spiega - sarà un «passo fondamentale», in quanto contiene le «misure per rimettere l'Italia sulla giusta strada», ma «è necessario «chiarire la situazione politica il prima possibile per consentire ad un nuovo governo di applicare l'ambizioso pacchetto di misure». Insomma, tutta Europa ci guarda, e chiede una sola cosa: evitare le elezioni, fare presto. Napolitano lavora per questo. Lunedì una nuova asta dei titoli di stato darà l'ennesimo verdetto sul Belpaese. «Re Giorgio» intende offrire ai mercati che riaprono i battenti un nuovo volto dell'Italia, magari un volto rassicurante coronato dai capelli bianchi e da un paio di occhiali a lenti larghe. La priorità, innanzitutto, è mettere a punto l'agenda dei prossimi giorni. Il voto alla Camera sul maxiemendamento (dovrebbe essere l'atto finale dell'esecutivo Berlusconi) è previsto per le 18 di oggi. I passi successivi sono destinati ad essere scanditi secondo un accordo stretto tra Napolitano e Berlusconi. Subito dopo, una riunione del Consiglio dei ministri, poi il Cav salirà al Quirinale e ne uscirà non più Presidente del Consiglio. Dallo studio di Napolitano uscirà anche il segretario generale della Presidenza della Repubblica, Donato Marra, per leggere come da prassi un comunicato scarno e fondamentale, quello in cui si annunciano le dimissioni e si informa (anche questa è prassi) che a Berlusconi è stato chiesto di restare in carica per il disbrigo degli affari correnti. Tempo una manciata di minuti e verrà pubblicato il calendario delle consultazioni per la formazione del nuovo governo. Napolitano riceverà le delegazioni dei gruppi parlamentari, i presidenti di Camera e Senato, i suoi immediati predecessori. Poi si saprà il nome del presidente del Consiglio incaricato. Incarico domenica sera, dunque, e probabilmente a Monti. Qui si aprirà una nuova fase della crisi, quella che vede il neopremier avviare le sue personali consultazioni, per mettere insieme la maggioranza parlamentare più ampia possibile, per varare subito i provvedimenti necessari ad evitare il default e far ripartire la crescita. Se andrà così, bene. Se le cose dovessero andar male, non resta che il voto.

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