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Resta il gelo tra il Cav e Tremonti

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi con il ministro dell'Economia Giulio Tremonti

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Nessuna intenzione di dimettersi senza la sfiducia del Parlamento e pronto a licenziare nel giro di pochi giorni (probabilmente già nel prossimo Cdm) le misure sulla crescita che attendono sia le parti sociali che Bruxelles. Silvio Berlusconi in un collegamento telefonico con un'iniziativa del Pdl a Cuneo e poi in serata a Bisceglie, vicino Bari, è un fiume in piena. In due monologhi di 20 minuti ciascuno il Cavaliere ne approfitta per inviare dei messaggi chiari all'opposizione, ma anche alla fronda dei malpancisti interna alla maggioranza che non fa più mistero di auspicare ad un governo di larghe intese. E poi Giulio Tremonti, che il premier non nominerà mai nel corso delle telefonate, l'altro interlocutore a cui il capo del governo si rivolge scandendo le prossime mosse per arrivare il prima possibile all'approvazione dei provvedimenti per lo sviluppo. Il tono del Cavaliere è quello di chi si sente accerchiato, spiegano i suoi fedelissimi, ma vuole ad ogni costo reagire. Il momento non è facile. La pubblicazione delle intercettazioni resta sempre in cima ai suoi pensieri tant'è che ancora una volta non esita a parlare di stato di polizia"; a questo si aggiunge la 'guerra' che ormai coinvolge la maggioranza del Pdl contro il ministro dell'Economia. Una tensione riesplosa con l'assenza del titolare del Tesoro alla votazione della Camera contro la richiesta di arresto di Marco Milanese. La situazione tra i due è congelata: Berlusconi evita ogni riferimento al ministro dell'Economia nella sue conversazione intestandosi il lavoro dell'esecutivo per mettere a punto i provvedimenti sulla crescita. L'obiettivo del capo del governo che incontra il favore di quanti nella maggioranza chiedono un ridimensionamento del superministro, è quello di 'riappropriarsì del suo ruolo, come recita la Costituzione, di coordinatore e responsabile della politica, anche di quella economica dell'esecutivo. Insomma, è il ragionamento che fa il Cavaliere, Tremonti è solo uno dei 23 ministri. Il gelo tra i due resta, nonostante gli ambasciatori siano al lavoro per far sì che tra il presidente del Consiglio ed il titolare del Tesoro si riallacci un canale minimo di dialogo.   Il compito di pontiere è affidato a Gianni Letta che oggi avrebbe sentito Tremonti rientrato dall'America dopo aver partecipato alla riunione del Fmi. L'obiettivo al quale lavora il sottosegretario è quello di arrivare nella settimana un incontro tra Berlusconi e Tremonti. Il ministro dell'Economia sceglie di restare in silenzio evitando di replicare a quanti, come il ministro dei Beni Culturali Giancarlo Galan (ultimo in ordine di tempo) si dice di "stupito che Tremonti non si sia ancora dimesso". L'agenda del ministro dell'Economia è fitta di appuntamenti: mercoledì la riunione con le parti sociali, mentre giovedì Tremonti terrà un incontro per iniziare ad affrontare il tema delle dismissioni del patrimonio dello Stato.  

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