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Il caso Ruby finisce al Senato

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Torna alla ribalta il tormentone sulla telefonata che Silvio Berlusconi fece alla questura di Milano per far rilasciare Karima El Mahroug, in arte Ruby Rubacuori,all' epoca minorenne, sostenendo che si trattava della nipote di Mubarak. Dopo la Camera, questa volta toccherà al Senato doversi esprimere sulla veridicità della tesi berlusconiana di aver agito in buona fede. La Giunta delle immunità di Palazzo Madama ha deciso infatti, a maggioranza, che anche il Senato debba discutere sul conflitto di attribuzioni sollevato dalla Camera nei confronti della Procura di Milano. La Corte Costituzionale nel dichiarare il 6 giugno ammissibile il conflitto sollevato dalla Camera, riguardo al rinvio a giudizio del premier con le accuse di concussione e prostituzione minorile aveva sostenuto che anche il Senato, entro 60 giorni, poteva intervenire sulla vicenda. Il Senato ha tempo per pronunciarsi fino al 19 settembre, visto che la notifica della Consulta era arrivata a Palazzo Madama il 19 luglio. È soprattutto il Pdl che spinge per un impegno del Senato ad affiancarsi alla Camera nella richiesta che della vicenda si occupi il tribunale dei ministri (e non il tribunale ordinario) visto che l'imputato è il presidente del Consiglio. Secondo il Pdl è importante che davanti alla Corte Costituzionale, che dovrà decidere, si presenti il Parlamento nella sua interezza. Dello stesso avviso la Lega che con il senatore Sandro Mazzatorta ha affermato che «è una questione di rispetto istituzionale verso la Camera che ha sollevato il conflitto e altrettanto deve fare il Senato». Secondo il Pd ha dell'«incredibile», come hanno sostenuto i senatori Giovanni Legnini e Francesco Sanna, il fatto che la maggioranza torni a sostenere in Parlamento che sul caso Ruby sia competente solo il Tribunale dei ministri. Secondo Li Gotti (Idv) si finirà solo per «gettare nel ridicolo il Senato se passa per buona una simile versione». Sarà la conferenza dei capigruppo, convocata per oggi alle 13, a decidere sul giorno del dibattito: è possibile che la discussione parta già nella giornata di domani. Sarà interessante vedere come voteranno i senatori della maggioranza visto che il 5 aprile alla Camera la proposta passò con 314 sì e 302 no, cioè con soli 12 voti di scarto.

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