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Jalloud è sicuro: «Il regime cadrà entro dieci giorni»

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Loha detto l'ex numero due del regime libico, e braccio destro del colonnello Muammar Gheddafi, Abdessalem Jalloud, in un'intervista rilasciata ieri in Italia, dove è riparato tra venerdì e sabato scorsi dalla Libia. Secondo Jalloud, «Gheddafi a Tripoli non ha la possibilità di uscire, tutte le strade sono bloccate - non lappiamo se anche il confine con l'Algeria, nel deserto del Sahara - ma da Tripoli è difficile. Non potrà uscire se non attraverso un accordo internazionale, io penso che questo approccio appartenga al passato. Ha perso ogni occasione». Dal canto suo il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, h acommentato: «Quello attuale è un momento estremamente favorevole per gli insorti. Siamo in una fase importante, forse decisiva. È stato detto fin dall'inizio che la situazione sarà conclusa quando sarà sicura la popolazione civile e la permanenza di Gheddafi nel Paese non è compatibile con questa condizione. E a quanto ci risulta Gheddafi si trova ancora in Libia». Poi sulla Nato: «Ha l'obiettivo preciso di proteggere i civili, tutti i suoi obiettivi quindi sono obiettivi militari. Il bombardamento del Compound di Gheddafi è possibile solo se da lì possono partire ordini militari e se ha una valenza militare, non se fosse un'abitazione». «Nei giorni scorsi - ha aggiunto La Russa - c'è stata una riunione a livello di ambasciata per discutere sull'ipotesi del dopo Gheddafi, su come costruire una Libia più democratica. Dal mio punto di vista non ci dovrebbero essere truppe Nato».

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