
«Non siamo costretti a scegliere»

Bersanicontinua a tendervi la mano. "La barca della politica deve avere più pescaggio" dice... «Non vedo nulla di scandaloso nel suo invito, in una alleanza di forze riformiste per rimettere in moto il Paese...». Ma... «Vede, secondo noi, l'Italia ha bisogno di una rigida disciplina di bilancio per non finire come la Grecia, ha bisogno di rilanciare l'iniziativa privata per migliorare in efficienza e competitività e ridurre quelle drammatiche sacche di improduttività che esistono nella gestione dei servizi pubblici locali, ha bisogno di sostenere la famiglia perché non possiamo tollerare alcun attacco ai valori tradizionali... Vendola e Di Pietro sono d'accordo?» Le vittorie di Pisapia e De Magistris rendono più difficile la nascita di un'alleanza riformista? «Viviamo un momento difficile: non possiamo permetterci false partenze. Serve chiarezza. Noi non siamo per un governo del tassa e spendi, né abbiamo una mentalità statalista. Quindi mai dire mai, ma trovare un accordo sarà difficile». Quel «mai dire mai» suona come un messaggio alla maggioranza... «Nessun messaggio. Certo molto dipende da Berlusconi. Se il presidente del Consiglio decide di rilanciare lo scontro, di continuare il suo assalto al Capo dello Stato, ai magistrati e alla Giustizia, di dar vita sin da adesso a due anni di campagna elettorale, e di allargare i cordoni della borsa per conquistare voti facili... be' allora tutto diventa possibile». La proposta, lanciata da Scajola, di rifondare insieme la casa dei moderati dipende allora proprio da Berlusconi? «La casa dei moderati l'ha distrutta Berlusconi. Non si può certo ricostruirla attorno a lui. Il suo ciclo politico è finito. Rianimarlo artificialmente produrrebbe effetti inaccettabili per il Paese. L'unità dei moderati va costruita aprendo ai ceti medi produttivi che non hanno più possibilità di dialogo con la politica, alla parte più riformista del sindacato, alle associazioni cattoliche e ai movimenti, che costituiscono gran parte della riserva moorale del Paese. Il ciclo Berlusconi è finito». Siete di fronte a una scelta difficile, insomma... «Non siamo affatto costretti a scegliere, a dire "sto con l'uno o sto con l'altro". Anzi. Se tra due anni decidessimo di andare alle elezioni da soli, renderemmo impossibile a chiunque la possibilità di governare. Al Senato, stando così le cose, avremmo i voti per essere decisivi e imporre una grande coalizione riformista in grado di portare il Paese ai livelli della Germania e non della Grecia e di rasserenare il clima politico. Nella guerra civile permanente, nello scontro a tutti i costi fino alla morte sta bene solo chi in fondo al cuore è fascista o comunista».
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