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Bossi: rabbia passata Non usciamo dall'Ue

Il leader della Lega Umberto Bossi

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Uno sfogo. L'effetto della rabbia accumulata, dell'impotenza non riconosciuta, dell'egoismo mostrato prima dai francesi e poi dai tedeschi e, inizialmente, ratificato dall'Unione europea. Nessuno vuole staccarsi dall'Europa, come ha ribadito ieri Umberto Bossi: «Non usciamo dall'Ue. È solo uno stimolo per far fare le cose. Dopo una notte passa la rabbia di Maroni - ha detto ieri il Senatur - La soluzione sono i respingimenti e le espulsioni. Bisogna pattugliare le coste e fermarli a casa loro. La Ue è un problema, ma noi andiamo avanti per la nostra strada, come abbiamo sempre fatto». L'ira del responsabile del Viminale è stata, però, occasione per la sinistra di attacchi politici seguiti all'audizione del ministro leghista alla Camera e alle sue dichiarazioni a Modena, dove ha presentato il patto per la sicurezza. Maroni ha spiegato di aver «distinto tra il ruolo della Commissione, che ho sentito sempre vicina, la commissaria Malmstrom con cui ho dialogato sin dall'inizio di febbraio sul ruolo dell'Europa e i paesi europei e l'atteggiamento che hanno assunto nei nostri confronti». Bisogna, poi, inquadrare bene quello che sta accadendo: il fenomeno migratorio in corso non è «solo immigrazione clandestina, ma è sociale, geopolitico, una rivoluzione che molti paesi europei non sono in grado di comprendere. La considerano solo una questione di immigrazione clandestina di competenza dell'Italia. Ma non è così». Per questo l'incontro di Lussemburgo lo «ha lasciato molto deluso», delusione emersa molto chiaramente subito dopo il vertice dei ministri dell'Interno. La priorità, comunque, è ora impedire nuovi sbarchi, pattugliando le acque «per fermare le partenze. Questo è il contenuto dell'accordo fra Italia e Tunisia». Un accordo che va applicato come già fatto «per quanto riguarda i rimpatri. I voli di rimpatrio sono iniziati l'altro ieri, sono proseguiti ieri, proseguiranno anche oggi - ha aggiunto il ministro - e questa è una parte assolutamente importante dell'accordo col governo tunisino e che si sta attuando: per questo sono ottimista sul futuro». Secondo Maroni lo strumento esiste già: «C'è l'agenzia Frontex, che coordina i pattugliamenti in mare, che finora però è servita solo per prestare soccorso e portare gli immigrati a Lampedusa». Davanti alle commissioni riunite Affari costituzionali ed Esteri della Camera, il ministro ha ribadito che «i Paesi europei che dicono che l'emergenza immigrazione deve essere gestita solo dall'Italia hanno una visione miope, sono portatori di una concezione sbagliata del ruolo dell'Europa» , spiegando di fare molto affidamento sull'incontro fra Berlusconi e Barroso. Non solo. «Le persone sbarcate - ha osservato il ministro - sono quasi tutti giovani ansiosi di andarsene in Francia ed in altri Paesi. Sono stati tutti identificati e ad ognuno sono state prese le impronte digitali e sono stati intervistati per conoscere la loro destinazione. La stragrande maggioranza ha detto che è arrivata in Italia per andare in altri Paesi». Per questo il permesso di soggiorno temporaneo dovrebbe essere sufficiente a farli circolare nel Vecchio Continente. E il «no» all'applicazione della direttiva 55 del 2001, che riconosce la protezione umanitaria ai profughi da zone di guerra, «è un occasione persa per l'Europa». Maroni ha inoltre sottolineato che «tutti i minori arrivati a Lampedusa non saranno rimpatriati, e sono stati affidati a case famiglie attraverso i Comuni». E «non ci sono stati ritardi», perché «per i trasferimenti dei minori serve il nulla osta dell'autorità giudiziaria». Precisazioni che non lo hanno «salvato» dalle polemiche. «Le irresponsabili affermazioni antieuropee del nostro ministro dell'Interno sono particolarmente preoccupanti e hanno bisogno di un chiarimento in Parlamento. Per questo chiediamo che il presidente del Consiglio venga immediatamente in aula», chiosa il segretario del gruppo del Pd Erminio Quartiani. La vicenda immigrati è gestita in maniera «dilettantesca» dal Governo ed è «difficile dare torto» all'Ue, osserva il presidente del Copasir Massimo D'Alema: «Il Governo si è comportato come un gruppo di dilettanti allo sbaraglio, facendo confusione, facendo i furbi. È stato Bossi a dire foera di ball, e poi hanno dato il permesso temporaneo, pensando che in Francia non capissero il dialetto padano... dopo è difficilissimo chiedere all'Europa di aiutarci», aggiunge l'esponente Pd. Per il senatore Idv Stefano Pedica, «il governo e Maroni, invece di minacciare un'uscita dall'Europa, dovrebbero chiedersi come mai si è arrivati a questo punto». Secondo il deputato Udc Pierluigi Mantini, infine, «il Maroni-ministro dovrebbe mettersi d'accordo con il Maroni-leghista perchè questo è il risultato avvelenato di anni di predicazione contro l'Europa e di politiche xenofobe. Il governo riconosca gli errori e cambi politica».

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