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La Merkel tiene la poltrona e ribadisce il no al nucleare

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Mai Verdi sembrano ormai inarrestabili, la coalizione è in difficoltà e resta da vedere se la sua marcia indietro sul nucleare basterà a riconquistare la fiducia dei cittadini prima delle politiche 2013. Non ha premiato neppure l'atetggiamento ambiguo sulla Libia. Gli elettori non hanno gradito i tentennamenti della Merkel e della sua coalizione. Per il momento, la Merkel ammette la «sconfitta dolorosa» nel Baden-Wuerttemberg, dove la Cdu governava da 59 anni (dal 2006 insieme alla Fdp) e parla di un «profondo cambiamento» nella storia del Land e del partito. E la cancelliera, così come aveva fatto l'altra sera il suo alleato Westerwelle, punta il dito contro il disastro atomico di Fukushima per spiegare lo spostamento in massa degli elettori verso i Verdi e la debacle dei conservatori alle urne. Il dibattito sull'incidente in Giappone ha indicato «molto chiaramente» le cause della sconfitta, ha commentato ieri la Merkel. E poi ha aggiunto: «Il mio punto di vista sull'energia nucleare è cambiato in seguito agli avvenimenti in Giappone» ed è cambiata la «riflessione su quello che può succedere» a questi impianti. Tuttavia, la cancelliera non ha fatto previsioni: no comment su quello che potrebbe essere il nuovo scenario dopo l'attuale moratoria di tre mesi, oltre alla constatazione che «la situazione non sarà quella di prima». «Un grande partito come la Cdu - ha la continuato Merkel - è bene che tragga nuove conclusioni dai nuovi eventi. La maggior parte di noi, naturalmente, sostiene l'uso pacifico dell'energia nucleare. Io ero una di loro, ma per me il Giappone è un evento di ampia portata. Noi attueremo ogni parola di quello che abbiamo detto prima delle elezioni». «La situazione prima della moratoria - ha concluso la Merkel - non sarà la stessa di quella dopo la moratoria». Il governo, quindi, lascia lo spazio necessario alle due commissioni - una tecnica e una etica - che dovranno valutare il da farsi entro metà giugno. Allo stesso tempo, però, alla luce dei risultati elettorali sono sempre più insistenti le richieste interne alla coalizione (Cdu-Csu, Fdp) per un rapido disimpegno. «Adesso si tratta di dimostrare che si può uscire più rapidamente dall'energia nucleare», ha commentato il ministro dell'Ambiente, Norbert Roettgen (Cdu). «Il Giappone ha cambiato il mondo e noi dobbiamo trarne le conseguenze», gli ha fatto eco il leader della Csu, Horst Seehofer. L'opposizione, intanto, chiede un ampio dibattito sul nucleare che coinvolga tutte le parti sociali. «Non è possibile» che «gruppi scelti» di persone decidano il futuro di questo settore, ha detto il leader della Spd, Sigmar Gabriel, riferendosi alle commissioni volute dalla Merkel. I risultati definitivi del voto di domenica parlano chiaro: nel Baden-Wuerttemberg, Verdi ed Spd formeranno un nuovo governo con una maggioranza del 47,3% (rispettivamente al 24,2% e al 23,1% contro l'11,7% e il 25,2% nel 2006); nella Renania-Palatinato, dove la Spd ha ottenuto il 35,7% (45,6% nel 2006) ed i Verdi il 15,4% (4,6%), succederà la stessa cosa. I Verdi anti energia atomica hanno per la prima volta ottenuto un governatore in un Land e la crisi nucleare giapponese ha sicuramente pesato sul risultato. Così, di fronte alla graduale scomparsa dalla scena politica degli alleati liberaldemocratici (Fdp), che secondo i sondaggi oscillano tra il 4-5% a livello nazionale, la cancelliera potrebbe adesso cominciare a corteggiare i Verdi per assicurarsi un terzo mandato nel 2013.

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