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Il Governo monitora gli scambi in Borsa di Unicredit, Finmeccanica e Juventus ma non blocca le azioni in mano alla Libia

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.Il consiglio dei ministri chiuso ieri in serata non ha ufficializzato alcun atto di sterilizzazione delle azioni che Tripoli, e dunque Gheddafi, controlla in società importanti come Unicredit, Finmeccanica e Juventus. In ambito ministeriale si è preferito lasciare tutto fermo in attesa di capire la situazione che continua a essere confusa in tutta Europa. Dal punto di vista economico non cambia nulla. I pacchetti azionari in capo ai libici restano intatti. L'unica accortezza delle autorità è quella di monitorare minuto per minuto gli scambi in Borsa delle aziende. Nell'ipotesi di sbalzi improvvisi e di speculazioni all'opera il colpo in canna dell'Economia sarebbe un decreto retroattivo per il congelamento. Un segnale che potrebbe togliere immediatamente terreno fertile a chi della situazione di incertezza può approfittare. Via XX settembre non ha preso in considerazione l'atto degli Stati Uniti che hanno sterilizzato i beni appartenenti sia alla Lia che alla Banca Centrale libica. Le autorità statunitensi, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, hanno avuto evidenza che entrambi i soggetti «sono direttamente controllate dal colonnello Muammar Gheddafi». Lo stesso chiodo alla quale si è attaccata la decisione del gruppo Pearson, editore del Financial Times, che ha congelato la quota di circa 300 milioni di euro di Gheddafi e interrotto il pagamento delle cedole. I suoi consulenti hanno provato il controllo diretto dei due bracci finanziari in capo al Rais. A supportare l'indirizzo attendista del Tesoro la riunione al ministero della «Rete degli esperti del Comitato di sicurezza finanziaria», presieduta dal direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, proprio per fare il punto sulle partecipazioni detenute da Tripoli in Italia. Un incontro di tipo tecnico le cui valutazioni servono di supporto al Governo. Anche le aziende attendono ma continuano a lavorare nel pieno dell'operatività. I rappresentanti libici non si sono fatti vivi. Nel board di Piazza Cordusio, siede come vice presidente, Faraht Omar Bangdara che è anche numero uno dell'istituto centrale di Tripoli. E del quale si sono perse le tracce ormai da qualche giorno. Un altro rappresentante del Paese nordafricano siede nel cda della Juventus. Si tratta di Khaled Fareg Zentuti in quota alla finanziaria Lafico che ha il 7,5% del pacchetto azionario del club bianconero. Zentuti, atteso lunedì a Torino per l'approvazione della semestrale, non si è però presentato. Per ora è meglio così.

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