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Silvio sorride: "E ora la Giustizia"

Silvio Berlusconi

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Silvio rivede il sorriso. Anche se solo per qualche minuto. Ma quando è sera e fa ritorno verso palazzo Grazioli si sente soddisfatto. Il vento, per una volta, gli sembra soffi a favore. Ragiona un berlusconiano doc: «Fini è messo male, la sinistra è a pezzi, altri deputati arriveranno nei prossimi giorni e la Lega è rassicurata perché saremo arrivati a quota 325. Tranquillo anche il Quirinale visto che s'è scelta una linea filo-Colle decidendo il 17 marzo festa nazionale. Adesso anche Casini ha cambiato toni, la sua critica è molto sui fatti. Va bene così». E non è finita: «Anche l'incontro in Vaticano è andato bene. Molto bene». Da che cosa lo si desuma non è molto chiaro e non è possibile saperlo visto che il colloquio tra Berlusconi e il cardinal Bagnasco in occasione delle celebrazioni dei Patti Lateranensi si svolge a quattr'occhi. Comunque sia tra gli uomini più vicini al Cavaliere spira un quasi ottimismo che certamente rispecchia l'umore del premier. E non tanto perché il clima stia cambiando, non dunque per un cambiamento oggettivo. No. Casomai perché nella bufera ogni tanto smette di piovere anche se non si può dire si veda un raggio di sole. Berlusconi è convinto che la «tattica dell'estraniamento» funziona. Guardare al processo che si aprirà il 6 aprile come se riguardasse un estraneo (e non lui) sta dando qualche risultato. Il presidente del Consiglio s'è rimesso a fare politica. Prima la guida dell'economia sancita anche dalla conferenza stampa con Tremonti. La prossima sarà la giustizia. Un primo passo è stato compiuto ieri. Il Consiglio dei ministri infatti ha approvato la relazione del Guardasigilli Angelino Alfano sul disegno di legge che contiene le linee guida per la riforma costituzionale della giustizia. Anche il presidente del Consiglio è intervenuto durante la riunione del governo per sostenere che il progetto «deve essere oggetto di confronto, è uno dei punti più importanti del nostro programma di governo. Questa è una riforma basata su principi di civiltà», ha commentato il premier. La novità è che il governo sembra intenzionato a reintrodurre anche l'immunità parlamentare: «È giusto farlo», dice il capo del governo. Non solo, il premier vuole andare oltre. Pensa a a varare anche il deciso stop alle intercettazioni telefoniche. E stavolta è possibile che si riparta dal testo originario e non da quello annacquato dalle richieste di finiani e centristi che poi finì su un binario morto: persino Berlusconi lo considerava, trasformato dai continui cambiamenti, in un provvedimento inefficace e inutile. Ieri mattina non è entrato nello specifico, si è limitato ad affermare: «L'importante è che si vada al più presto a definire la riforma. Bisogna chiudere nel più breve tempo possibile». Il governo si appresta a mettere le mani nella parte più delicata della riforma della giustizia. Quella che prevede la separazione delle carriere di giudici e pm, la divisione in due del Consiglio superiore della magistratura (Csm) e il conferimento di maggiori poteri al Guardasigilli. Si sta studiando anche una soluzione per la responsabilità civile dei magistrati. Tanto è bastato per scatenare le proteste delll'Anm attraverso il suo segretario, Luca Palamara: «È un copione già visto: ogni volta che emergono vicende giudiziarie che coinvolgono il premier, prima arrivano insulti, poi seguono iniziative legislative punitive per i magistrati».

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