Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Nessuno segue Baffino L'ammucchiata non piace

Massimo D'Alema

  • a
  • a
  • a

L'orizzonte del voto anticipato e la «alleanza costituente» proposti da D'Alema prendono in contropiede il Terzo Polo. E vengono bocciati dall'Italia dei valori. Pier Ferdinando Casini chiede una «riflessione seria» e non liquidatoria sulle tesi dell'esponente del Pd, ma poi relega l'alleanza ad «ultima spiaggia». Esattamente quello che da subito fa il finiano Italo Bocchino, assai freddo sull'ipotesi dalemiana. La coalizione uscita sabato dall'assemblea di Todi appariva compatta, al di là delle differenze tra il radical-finiano Della Vedova e il cattolico Buttiglione sui temi etici. Ieri, invece, complice D'Alema, appare più incerta sulla tattica per mandare a casa Berlusconi e il berlusconismo. «Sulla proposta di D'Alema serve una riflessione molto seria. Non si può liquidarla con una battuta», dice Casini ai microfoni di SkyTg24, aprendo un credito alle tesi del presidente del Copasir. «Se bisogna andare avanti – aveva detto poco prima ad una manifestazione bolognese – meglio andare al votare» perché, dice, il Terzo Polo «vuole cambiare la politica italiana», vuole «girare pagina». Intenti non troppo diversi da quelli enunciati da D'Alema nella sua intervista-proposta a La Repubblica. Più tardi però, nel salotto di Fazio su Raitre «Che tempo che fa», il leader dell'Udc rimodula il suo giudizio. La proposta di D'Alema, sottolinea, può essere presa in considerazione ma, in tal caso, «bisognerebbe fare un discorso chiaro e franco: vorrebbe dire che siamo in una situazione di emergenza». Non tutti, nel partito di Casini, erano del resto pronti a trasferirsi armi e bagagli nell'alleanza con il centrosinistra rinunciando alla ipotesi di un nuovo Polo che sostituisca in prospettiva quello berlusconiano. Di certo non appare pronto un «ex» come Pierluigi Mantini, arrivato ai centristi dai Democratici, che punta l'indice sulla inconsistenza della proposta di governo che può offrire agli elettori una coalizione così disomogenea. Chi sicuramente mostra fin dall'inizio grande distacco dalla «santa alleanza» (come la battezza il Pdl ma anche il coordinatore di Fli Adolfo Urso) è Italo Bocchino, che pure sabato sera aveva, dagli schermi di La7, inneggiato al ritorno alle urne («Noi dobbiamo andare a votare e dobbiamo farlo presto. Gli italiani si devono esprimere e lo faranno in maniera chiara contro Berlusconi»). Di fronte alla svolta «elettorale» di D'Alema e alla proposta di «alleanza», Bocchino mette le mani avanti proprio come, più tardi, fa Casini: «D'Alema indica un orizzonte ipotizzabile soltanto di fronte a un'emergenza democratica, purtroppo assai vicina, ma ancora possibile da scongiurare». Tutti uniti invece nel chiedere che Berlusconi lasci Palazzo Chigi: «Sta inquinando le istituzioni e i normali rapporti politici ed è giunto il momento di uscire dalla palude in cui sta costringendo l'Italia», dice Bocchino. Vada dai magistrati a chiarire, dice dal canto suo Casini, perché ai complotti su Ruby e feste di Arcore «non crede più nessuno». Chi invece boccia la proposta di Massimo D'Alema è Antonio Di Pietro: «Mi fa piacere che, buon ultimo, anche D'Alema si accorga oggi della necessità di liberarsi di Berlusconi – commenta – E, soprattutto, che si renda conto che occorre andare a votare e non continuare a cincischiare, cercando una maggioranza alternativa che non c'è, perché i numeri in Parlamento sono quelli che sono».   «La proposta avanzata da D'Alema – aggiunge il leader dell'Idv – concernente un'alleanza costituente, sarebbe come un accoppiamento contro natura. Una coalizione deve avere un programma comune e, quella teorizzata dall'esponente del Pd, è poco convincente perché vi prenderebbero parte forze politiche molto diverse tra loro».

Dai blog