Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Casini va in Sicilia e si sente Obama: «Siamo l'unica novità»

default_image

  • a
  • a
  • a

Quiil leader dell'Udc sa bene che c'è in gioco una difficile partita la cui sorte segnerà in modo decisivo il futuro del suo partito. E, di conseguenza, il suo peso politico. E così dopo Messina, a circa due mesi di distanza, ieri è approdato a Palermo. «La vera novità della scena politica siamo noi», ha detto Pierferdinando in riferimento al Polo della Nazione, in occasione di una convention del suo partito. E a proposito di novità, anche Casini dopo Veltroni guarda agli Stati Uniti. «Il nostro modello è il metodo Obama - ha annunciato - Berlusconi va in giro per il mondo, guardi cosa ha fatto Obama in questi giorni, ha saputo unire Repubblicani e Liberali nell'interesse del Paese». Poi, davanti all'assemblea, il leader dell'Udc ha tirato fuori dal cilindro la già collaudata politica dei due forni: «Abbiamo un'interlocuzione serena e seria sia col Pdl che con il Pd, ma balliamo da soli». In sostanza, per Casini, «in Italia serve una nuova offerta politica, non occorre ripercorrere strade già battute e che si sono dimostrate fallimentari». Infine, il colpo da maestro: «Questo però vale per le prossime elezioni. Adesso abbiamo un Parlamento». Dunque, il cuore di Casini batte in Sicilia. Nell'isola, infatti, dovrà racimolare ciò che resta del suo elettorato dopo l'uscita dal suo partito di pezzi da novanta come l'ex governatore della Sicilia, Totò Cuffaro, e l'ex ministro Calogero Mannino i quali insieme a Saverio Romano hanno dato vita ai Popolari di Italia domani. Tradotto in voti, al leader dell'Udc manca alla conta circa il trenta per cento dell'elettorato. E con la guerra all'ultimo voto che in Sicilia vede in campo Forza del Sud di Miccichè, un Pdl a tutt'oggi «prima donna», il Pid, il Mpa e tracce di Fli, per Casini la battaglia è tutt'altro che facile. Intanto, il Pd siciliano continua ad interrogarsi se continuare a far parte del quarto governo Lombardo o tirarsene fuori. A dire il vero, l'interrogativo inquieta il partito di Bersani sin dal primo minuto che ha fatto il suo ingresso nella giunta regionale. Ma ora, le acque sembrano più agitate proprio a causa del primo vagito del Polo della Nazione. In ballo ci sono le amministrative di primavera, come l'elezione del sindaco di Palermo. In altri termini, il partito di Bersani che a Roma, a tutt'oggi, non ha nulla a che spartire con il terzo polo, in Sicilia, invece, il Pd si vede alle corde proprio grazie al coordinamento a cui hanno dato vita gli stessi suoi alleati del governo Lombardo: Udc, Api e Fli. Uno scenario, ovviamente, che rischia di mettere al tappeto i democratici in Sicilia. Sbottano così Giuseppe Zappulla, Gianni Battaglia, Anna Maria Saitta e Giovanna Monaco, componenti della direzione regionale del Pd: «L'importante tentativo in atto di costruire il terzo polo, con il peso politico ed elettorale che potrebbe avere in Sicilia e l'incertezza sulle future alleanze isolane, pone con scenari inediti all'intero Partito democratico regionale la necessità di una nuova, seria e approfondita riflessione anche in relazione alla prossime amministrative di primavera». Da qui i dirigenti democratici lanciano una strategia: «Bisogna mettere in campo la più capillare consultazione degli iscritti, per favorire questa riflessione e dare voce e spazio al crescente malessere dentro il partito e nella società siciliana sul sostegno all'attuale governo regionale». Come dire, i guai del Pd siciliano non finiscono mai.

Dai blog