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Così il leader condanna Fli al sicuro insuccesso

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Incassatala fiducia, Silvio comincerà a giocare un partitone a poker dove il mazzo delle carte è quasi tutto nelle sue mani e in quelle del Presidente Giorgio Napolitano. Il Cav deve fare i conti con il Quirinale, ma una sua affermazione in Aula rende tutto molto più semplice e lineare e leverebbe al presidente della Repubblica parecchi impicci. Una volta scavalcato l'ostacolo, Berlusconi tirerà fuori il pallottoliere e farà due conti per vedere che numeri ci sono per la governabilità. È altamente probabile una maggioranza risicata e, a quel punto, il colloquio con il Quirinale sarà su questo tema: come allargare la maggioranza. Comincerà un'operazione di moral suasion coordinata tra Palazzo Chigi e il Colle che punterà o sul rientro (improbabile) di Futuro e Libertà o sull'ingresso dell'Udc di Pier Ferdinando Casini nella maggioranza. Napolitano vuole e cerca un governo stabile per il Paese, non ha alcuna intenzione di esporre l'Italia alle raffiche della speculazione sul debito sovrano e farà quel che è in suo potere per impedire scossoni dannosi per il portafoglio dei cittadini. Molto a questo punto dipenderà dalla risposta di Casini, dalla sua reale volontà di rientrare in gioco, recuperare il rapporto non tanto con Berlusconi ma soprattutto con l'elettorato del centrodestra di cui Casini è espressione storica. Questo consentirebbe a Pier di riprendere quel cammino interrotto verso «la naturale successione» al Cav e lasciare Fini nelle classiche braghe di tela. Se invece il leader dell'Udc risponde picche e si fa suggestionare da chi ipotizza scenari in pieno stile «presa della Bastiglia», allora si apre una partita in cui senza apporti di voti di un certo peso le soluzioni sul tavolo del Presidente della Repubblica diventano due: 1. Napolitano prova a convincere Pdl e Lega ad accettare la designazione di un altro capo del governo, ma rigorosamente proveniente dal Pdl; 2. tutto il castello di carte salta in aria e si va dritti verso il voto anticipato. Fuori da queste strade non c'è altro. Il ribaltone con un governo frutto di improvvisate alchimie non esiste, non è sul tavolo di un presidente come Napolitano. Le conseguenze di questo scenario sono in tutti i casi dannose per Futuro e Libertà. I sondaggi sono impietosi e man mano che i cittadini sentono aria di elezioni vediamo i voti potenziali andare verso i partiti maggiori e lasciare i finiani con le briciole. L'idea di un Terzo Polo in queste condizioni è un'operazione da suicidio per chiunque si aggreghi a Fini. Rischia di portare qualche voto a Fli e ritrovarsi poi con le ruote sgonfie. Questo le colombe finiane lo hanno capito benissimo e il tentativo di mediazione portato avanti ieri ne è la dimostrazione più lampante. Non sappiamo cosa faranno i finiani di buona volontà in Aula al momento del voto di fiducia, ma la crepa politica dentro il nascente partito del presidente della Camera è di quelle che richiedono il cemento a presa rapida, solo che il capocantiere Bocchino è uno che ama usare il martello pneumatico, non la cazzuola. Mentre Berlusconi ha dichiarato la sua disponibilità a discutere, Fini ha chiuso il cancelletto del giardino futurista. Brutto segno. Non per il Cav, ma per lo stesso Fini. È un leader navigato che in questo caso sta dimostrando di non essere lucido, di anteporre la sua personalissima scommessa - far cadere Berlusconi - di fronte a tutto e a tutti. È un comportamento che non ha a che fare con la politica e il potere, ma con una dimensione puramente psicologica, quasi edipica. In caso di semaforo verde per il governo, sarà davvero interessante osservare l'espressione del suo volto quando dai banchi della maggioranza si alzerà una richiesta corale di dimissioni. E se il Cav non becca la fiducia? La via per lui si fa indubbiamente più stretta, ma per nulla impossibile. Un conto è andare al Quirinale con la fiducia, un altro è presentarsi da Napolitano con l'aura della sconfitta. Il Capo dello Stato potrebbe azzardare un incarico esplorativo da subito - ma solo con l'accordo di Pdl e Lega - e cercare dunque una soluzione post-berlusconiana a Palazzo Chigi. Operazione molto difficile, forse quasi disperata visto il contesto politico. L'esito finale di tutto questo giro di consultazioni e tentativi sarebbe con grande probabilità quello delle elezioni anticipate. Cioè lo scenario peggiore per tutti. Tranne che per Berlusconi.

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