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A Pompei crolla la Casa dei Gladiatori

Pompei, il crollo della casa dei gladiatori

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È andata giù nel silenzio dell'alba. Ma il fragore dei mattoni della Casa dei Gladiatori crollata ieri nel sito archeologico di Pompei è rimasto nelle menti di molti. Almeno di tutti quelli che non si rassegnano a vedere oltraggiata la cultura, la storia e la memoria di una nazione. È bastata una semplice infiltrazione di acqua in un muro a segnare la sorte della Schola Armaturarum, il luogo nel quale si allenavano gli atleti nell'antica Pompei. E che faceva bella mostra di sé sulla via principale, la via dell'Abbondanza, quella maggiormente percorsa dai turisti, verso la Porta Anfiteatro. Da oggi al suo posto i visitatori vedranno solo transenne e nastri per lungo tempo. Quello della verifica e della ricerca delle cause del crollo e successivamente quello per il restauro. Nel mezzo, le polemiche, gli allarmi e il balletto delle accuse. Che non leniscono l'amarezza per la perdita di un pezzo dell'identità del Paese. Sul disastro è sceso anche il duro ammonimento del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «Quello che è accaduto a Pompei dobbiamo, tutti, sentirlo come una vergogna per l'Italia. E chi ha da dare delle spiegazioni - ha aggiunto - non si sottragga al dovere di darle al più presto e senza ipocrisie». Dare una spiegazione è una legittima richiesta. Morale innanzitutto. Ma non solo. Pompei è visitata ogni anno da milioni di persone che pagano il biglietto e convogliano su un territorio depresso, almeno per le statistiche ufficiali, una ricchezza immensa che genera reddito e occupazione. Un giacimento culturale per dirla con un termine in voga qualche anno fa. Sul quale la politica ha fatto i suoi esercizi di stile. Non corrisponde a verità il fatto che sia solo un problema di risorse e di tagli. Pompei i soldi li ha e anche in gran quantità. Nel febbraio del 2009 è arrivato anche un commissario straordinario, Mario Fiori, nominato dal governo, per mettere un po' di ordine nel sito e gestire circa 79 milioni di euro stanziati ad hoc.   Sono stati impegnati per il 90% per restauri, per risolvere la piaga del randagismo e aumentare la ricettività e l'accoglienza. Non è bastato. Per ironia del destino lo scorso luglio erano stati approvati i lavori per il consolidamento e il restauro di sette domus: quella dell'Efebo, la Villa dei Misteri, la Fullonica di Stephanus, le Case della Parete Rossa, del Criptoportico, dell'Ancora e di Loreio Tiburitino Circa 3 milioni e mezzo di euro. Non c'era ancora la Case dei Gladiatori. Non c'è stato tempo. Ma in quell'annuncio si trova uno dei possibili perché del disastro. Sempre a luglio scorso, infatti, il commissario aveva per la prima volta stanziato due milioni di euro per la manuntenzione ordinaria. Quella che consente un monitoraggio quasi giornaliero delle opere e dunque individua subito ogni minimo segnale di pericolo e di instabilità. Complice l'emergenza, frutto di trascuratezza e incuria decennale, la gestione del commissario ha affrontato i grandi problemi, ha dato soluzioni di grande portata ma ha di fatto tolto dal campo il contatto quotidiano dei tecnici e degli archeologi con il territorio. È la maledizione dello stato di emergenza che marginalizza lavoro e competenze applicate nella quotidianità.   La nota della Confederazione degli archeologi rimarca questo aspetto: «Dopo il Colosseo e la Domus Aurea continua la serie di crolli di monumenti e siti sottoposti per anni a costosissime e spesso poco competenti strutture commissariali che hanno esautorato i tecnici delle Soprintendenze dall'azione di costante tutela e monitoraggio che questi hanno sempre condotto». Non solo. Forse si è preferita una certa spettacolarità del nuovo corso di Pompei. Un solo esempio. Quello del primo cittadino di Pompei. Dopo l'idea, mai andata in porto, di allestire set cinematografici nell'area archeologica, Claudio D'Alessio ha espresso l'idea di far diventare l'antica città romana un punto di riferimento per gli appassionati di cavalli con un concorso ippico da proporre alla Soprintendenza. Da oggi si spera che il progetto resti nel cassetto.  

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