Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il Lodo tormentato Napolitano "Riduce l'indipendenza del Colle"

Esplora:
Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

  • a
  • a
  • a

«È irragionevole». Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha dato libero sfogo alle sue perplessità sul lodo Alfano e lo ha fatto mettendo nero su bianco tutta una serie di critiche sullo «scudo» riservato alle più alte cariche dello Stato e definito dallo stesso presidente come «incostituzionale». Napolitano, infastidito dalla decisione presa giovedì di non vietare la reiterabilità dello scudo, lancia così un chiaro avvertimento alla maggioranza e, invia una lettera al presidente della Commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Carlo Vizzini. Una missiva nella quale esprime «profonde perplessità» per «la scelta d'innovare la normativa vigente» stabilendo che la sospensione dei processi penali prevista nel Lodo Alfano costituzionale riguardi anche il Capo dello Stato. Una decisione che «incide sullo status complessivo del presidente della Repubblica riducendone l'indipendenza nell'esercizio delle sue funzioni» e che riscontra nel testo un vizio di «palese irragionevolezza» nella parte in cui prevede che «il Parlamento potrebbe essere chiamato a pronunciarsi a maggioranza semplice sulla prosecuzione di procedimenti penali per fattispecie diverse da quelle previste dall'articolo 90 della Costituzione, possibilità invece esclusa dalla normativa costituzionale vigente e dalla costante prassi applicativa» e «non contemplata neppure dalla legge Alfano n. 124 del 2008».   In altre parole, Napolitano non sarebbe contrario al fatto che lo «scudo» venga esteso anche al Capo dello Stato per quanto riguarda i reati extrafunzionali ma sarebbe decisamente contrario al fatto che a deliberare la sospensione dei processi sia il Parlamento a maggioranza semplice, come prevede la nuova versione del Lodo. Una lettera che ha immediatamente aperto il dibattito all'interno della maggioranza dove, da una parte, è emerso l'atteggiamento garantista dei «futuristi» e, dall'altra, l'intenzione del Pdl di eliminare, dal testo, il punto controverso. Così, mentre Fini si augurava che «il Parlamento tenga conto delle criticità espresse dal Capo dello Stato», una nota congiunta di Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo vicario del PdL al Senato, sanciva la sostanziale apertura: «Le osservazioni sulla proposta di legge costituzionale non troveranno indifferente il nostro gruppo parlamentare. Esse implicitamente confortano il principio ispiratore della proposta di legge: ovvero, l'importanza di evitare che l'azione delle alte cariche istituzionali possa essere soggetta a strumentalizzazioni e a indebite pressioni».   Poi, Gasparri e Quagliariello spiegano: «L'autorizzazione parlamentare era stata immaginata come elemento di ulteriore garanzia, in analogia con l'istituto dell'autorizzazione a procedere elaborato dai Padri Costituenti». Infine, conclude la nota: «Ci faremo carico di sollecitare la Commissione Affari Costituzionali affinché l'ipotizzata misura dell'autorizzazione parlamentare venga soppressa dalla proposta di legge in discussione». Strategia condivisa anche da Francesco Paolo Sisto, deputato del Pdl e componente della Commissione Giustizia di Montecitorio, che aggiunge: «Quello di Napolitano non è né un veto né un intervento a piedi uniti. È un parere autorevole che però non modificherà la nostra strategia che si ispira alla sentenza della Corte Costituzionale». Non resta quindi che attendere martedì prossimo quando la Commissione al Senato ricomincerà la discussione sugli emendamenti presentati al Lodo. Eppure c'è già chi, come il "falco" finiano Carmelo Briguglio, getta benzina sul fuoco: «È inutile fare finta di non vedere. Il lodo Alfano contiene, rispetto al passato, una questione politica destinata a influenzare il presente e il futuro della Repubblica: la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale».  

Dai blog