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Matteoli respinge le accuse: sono sereno e mi fido dei pm

Da sinistra il mistro delle Infrastrutture Altero Matteoli insieme ad Angelo Balducci

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Una sosta all'Harry's bar di via Veneto a Roma con il coordinatore nazionale del Pdl Denis Verdini e l'imprenditore Riccardo Fusi, toscani come lui, e così il ministro per le Infrastrutture Altero Matteoli viene risucchiato nell'inchiesta sui grandi appalti avviata dalla procura di Firenze. Matteoli non è tra i testimoni né tanto meno è indagato, ma ora si parla di lui in un nuovo appunto investigativo del Ros dei carabinieri e in un interrogatorio sull'appalto per la scuola marescialli di Firenze reso ai pm da un dirigente del Ministero. L'incontro all'Harry's bar è di un giorno di fine ottobre 2008. Per gli inquirenti, in quella riunione non si parla solo di politica ma si vuole aiutare Fusi a riprendere l'appalto. E risulta che Matteoli convoca un dirigente del ministero, il capo dell'ufficio legislativo Gerardo Mastrandrea per chiedergli conto del contenzioso tra la Btp di Fusi e la società Astaldi per i lavori alla scuola. Ma non solo. Sempre dalle nuove carte che la procura ha depositato in vista del processo del 15 giugno (imputati Angelo Balducci, Fabio De Santis e Guido Cerruti) emerge che Matteoli si sarebbe interessato anche alla nomina di De Santis con Claudio Iafolla, capo di gabinetto del ministro. Una nomina forse caldeggiata da Verdini su richiesta di Fusi. «Sono sereno, non ho un avviso di garanzia, non ho nulla», ha detto Matteoli sui nuovi risvolti investigativi del Ros. «Ho completa fiducia nella magistratura - ha proseguito il Ministro - Il fatto che io riceva qualcuno alla presenza di un funzionario è mio modo di lavorare. Quando viene un imprenditore non lo ricevo mai da solo ma alla presenza di collaboratori». Per Mastrandrea «non è vero che all'Harry's bar si sia decisa la sorte dell'appalto» e «non è vero che io mi sia mai trovato tra incudine e martello. Il ministro non mi ha mai fatto pressioni». Ieri nei penitenziari di Firenze e di Prato, i difensori di Angelo Balducci e Fabio De Santis, rispettivamente gli avvocati Gabriele Zanobini e Remo Pannain, hanno incontrato i due funzionari pubblici per informarli delle conseguenze della sentenza della Cassazione che ha stabilito il trasferimento degli atti dalla magistratura fiorentina a quella di Roma. Balducci si è detto «fiducioso che prima o poi la giustizia funzioni».

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