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Intercettazioni, si va verso la fiducia

Il presidente della Camera Gianfranco Fini

Il premier: Costituzione da cambiare

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Il Pdl corregge il tiro sulle intercettazioni e pensa alla fiducia. È riconvocata per questo pomeriggio la seduta al Senato sul ddl che, dopo la presentazione dei nuovi emendamenti, è tornato un'altra volta in commissione Giustizia. Il Quirinale ha comunicato che il presidente della Repubblica si pronuncerà solo dopo il via libera del Parlamento, mentre l'esecutivo pensa a blindare il testo con il voto di fiducia. Tra le novità, tolta la vacatio legis di 30 giorni e le norme sulla pedofilia e sul segreto di Stato. Prevista la possibilità della proroga di 48 in 48 ore dopo la scadenza dei 75 giorni massimi previsti per le intercettazioni. Sono state confermate infine le sanzioni per gli editori, fino ad oltre 450mila euro. GLI EMENDAMENTI - La Commissione Giustizia del Senato è tornata a riunirsi stamane per esaminare i 12 emendamenti presentati dal relatore Roberto Centaro, ma non si voterà nessun sub-emendamento fino alle ore 13,30. Inizialmente gli emendamenti erano 13 , poi Centaro ha ritirato la proposta di modifica che riscriveva la norma relativa agli atti sessuali con i minori: "Quella parte è stata espunta dal provvedimento", ha spiegato Berselli.  Fino alle 13,30 l'opposizione illustrerà i propri sub-emendamenti che sono circa una cinquantina. Verso le 15 è stata fissata la convocazione dell'Aula, pertanto è molto probabile che il voto di queste ultime proposte di modifica non si riuscirà a concludere. IL PREMIER VUOLE STRINGERE I TEMPI - Mentre Berselli torna quindi a difendere il ddl intercettazioni, "un testo certamente equilibrato", non esclude il ricorso al voto di fiducia: "Dovrà decidere il governo su questo, ma io credo che sia giunto il momento di votare. Abbiamo lavorato un anno e ci sono state 42 sedute di commissione dedicate all'argomento più tre notturne".  Denis Verdini, coordinatore nazionale del Popolo della Libertà, conferma: "Non sono sicuro al cento per cento, ma penso proprio di sì", verrà posta la fiducia. Per accelerare con il via libera al testo, che poi dovrà passare alla Camera per l'approvazione definitiva, la scelta dunque sarebbe quasi obbligatoria. Il premier, Silvio Berlusconi, ha chiesto alla sua maggioranza che il ddl diventi legge prima della pausa estiva, cioè entro luglio. L'OPPOSIZIONE ANNUNCIA BATTAGLIA - Contro l'ipotesi di un voto blindato si scaglia l'opposizione. "Se Fini si accontenta avrà le sue ragioni. Io no, e non mi si venga a dire che questo testo è migliorato perchè non è vero",  dice il capogruppoo del Pd al Senato, Anna Finocchiaro che annuncia battagli ain caso fiducia. "Non chiedetemi poi se Napolitano firmerà - conclude in un'intervista a La Stampa -  il presidente è abbastanza saggio per decidere da solo, senza che io dia suggerimenti di sorta". Sulla stesso tono il segretario del Pd. "Dobbiamo fare una battaglia con tutte le forze che abbiamo - annuncia Bersani -  La maggioranza non ha fatto alcuni correttivo e bisogna richiamare tutti alla coerenza. Che cosa ci ha trovato Fini di migliorato nel testo?". "Il Parlamento non rilascia timbri - commenta il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini - mi auguro che ci sia un dibattito ampio, che si rafforzi il senso di legalità del ruolo della stampa, perchè così non va. Chiaramente, se non ci sarà tutto questo, il nostro voto sarà contrario".  FORSE ABBIAMO FATTO UN PASTICCIO - Il deputato Luigi Vitali, ex sottosegretario in via Arenula e attuale responsabile della consulta della giustizia del Pdl, però ammette: "Forse stiamo facendo un pasticcio, sarebbe stato meglio lasciare le cose come stanno. Siamo partiti con una proposta del governo che prevedeva di regolamentare le intercettazioni in base all'entità della pena per alcuni reati - dice in un'intervista radiofonica -  l'abbiamo modificata cercando di accontentare tutti e invece non abbiamo accontentato nessuno. Il governo non deve per forza fare una legge", conclude.  

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