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Donne e sinistra un rapporto difficile

Il segretario del Pd Pierluigi Bersani

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Il repertorio è vario. Si va dalle «zoccole» di Beppe Grillo, alla «rompicoglioni» di Pier Luigi Bersani, a quella che «succhia l'uccello» del premier e si ritrova ministro delle Pari Opportunità (copyright Sabina Guzzanti). Da sempre la sinistra accusa Silvio Berlusconi di avere scarso rispetto delle donne, di trattarle come oggetti, di candidarle solo in base a criteri estetici. Peccato che poi, con preoccupante regolarità, si fa cogliere da «misoginia». Il caso di Cecilia Strada, figlia del fondatore di Emergency Gino, che «spara» sulla crocerossina è solo l'ultimo di una lunga serie. Del recente passato fa parte, ad esempio, il grazioso appellativo con cui il segretario del Pd Bersani si è rivolto, davanti alla platea dell'assemblea nazionale del partito, al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini. Espressione sintentica ed efficace: i professori sono eroi perché lavorano mentre la Gelmini gli «rompe i coglioni». Ma il leader Democratico può consolarsi pensando che, prima di lui, aveva fatto di peggio la Guzzanti che, forse pensando di fare satira, se l'era presa con Mara Carfagna. La location era piazza Navona e la figlia dell'allora deputato Pdl Paolo, aveva spiegato di non essere affatto interessata alla vita sessuale del premier anche se immediatamente dopo aveva aggiunto: «Ma tu non puoi mettere alle Pari opportunità una che sta lì perché t'ha succhiato l'uccello, non la puoi mettere da nessuna parte ma in particolare non la puoi mettere alle Pari opportunità perché è uno sfregio». Qualche mese dopo il padre aveva rincarato la dose definendo Mara «ministro calendarista delle pari opportunità». Tale padre, tale figlia. Al Senato, invece, si ricordano ancora, anche perché ne esiste il verbale, l'audizione di Beppe Grillo. Qui, però, l'attacco fu più generalizzato. Il comico, infatti, parlò di liste composte da «amici, avvocati e qualche zoccola». Apriti cielo. Anche le donne democratiche, così come era accaduto con la Guzzanti, insorsero compatte. E un posto in classifica se lo guadagna anche Antonio Di Pietro. A dire il vero il leader dell'Idv può vantare le attenuanti generiche. Il suo sfogo contro la giornalista del Tg1 Ida Peritore («fa domande del cazzo»), infatti, non era dettato da misoginia quando da «antiminzolinismo acuto». Ora uno potrebbe dire: in una politica che si fonda sull'insulto quotidiano il fatto che si tratti uomini o donne è relativo. E comunque anche Berlusconi non si è mai risparmiato in battute sulle donne. Vero, come è vero che il Pd, alla «misoginia paroliera» ha aggiunto anche la «misoginia elettorale». La ultime regionali ne sono un piccolo esempio. Nelle 13 Regioni interessate dal voto il Pd ha candidato tre donne (Piemonte, Lazio, Umbria) contro le quattro del Pdl (Lazio, Umbria, Emilia Romagna e Toscana). Non solo, anche il numero di «consigliere» elette è stato clamorosamente basso. Nel Lazio, ad esempio, nessuna donna democratica ha varcato l'ingresso della Pisana. A dire il vero una c'era, Emma Bonino, ma ha preferito dimettersi lasciando il posto ad un uomo. E comunque si trattava di un esponente Radicale. In ogni caso da tempo, la quota rosa del Pd, chiede maggiore coinvolgimento nella gestione del partito. Tanto che nel 2008 pure Rosy Bindi, simbolo della resistenza femminile al Cavaliere maschilista, fu costretta ad ammettere: «Nelle nostre liste la presenza delle donne è più formale che sostanziale».  

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