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Silvio benedice l'asse con Casini

Pierferdinando Casini e Silvio Berlusconi

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Bossi continua a strillare contro Casini. Berlusconi tira dritto. Anzi, di più. Benedice l'asse con l'Udc. A questo punto anche dalle parti del Cavaliere danno per scontata l'intesa con i centristi tanto che un alto esponente del governo replica stizzito: «Umberto si metta l'anima in pace, si renderà conto che l'Udc serve quando sarà necessaria per far andare avanti il federalismo fiscale». È stata sicuramente un'altra giornata vissuta sul filo delle schermaglie incrociate tra il Senatùr e il Cavaliere. Il leader della Lega torna ad attaccare: «Casini? Nomen omen». Alleluja. Non basta. «L'altra volta, quando entrò nel governo fu un disastro», ribadisce il ministro per le Riforme, dopo un incontro a Venezia con presidente del Veneto, Zaia.   Insiste Bossi: «Tutti i giorni Casini smontava qualcosa e si metteva di traverso. Spero non sia la stessa roba, se mai dovesse rientrare. Io, nel dubbio visto quello che è successo l'altra volta, starei molto cauto». Poi sibillino aggiunge: «Lui sul federalismo vota contro, sulle quote latte vota contro, sulla sicurezza vota contro. Non si capisce allora l'unità a cosa serva». E la Lega? Che fa la Lega? «La Lega resta», risponde Bossi: «La Lega resta nella coalizione, e gli altri facciano quello che vogliono». Berlusconi non replica. Resta chiuso ad Arcore ancora alle prese con la laringite. Comunica però con una nota scritta e detta la linea. Interviene nella diatriba scoppiata in Campania dove la nuova giunta formata da Stefano Caldoro ha sancito l'asse forte con Ciriaco De Mita, leader regionale dell'Udc, portando il nipote Giuseppe addirittura alla carica di vicepresidente (e forse Silvio non avrebbe voluto proprio lui ma era d'accordo sul cedere agli uomini di Casini il numero due). Il Cavaliere ha benedetto dietro le quinte l'ingresso in giunta dell'Udeur.   Ma il nuovo governo regionale non è piaciuto ai finiani (Bocchino e Viespoli) e neanche a Mara Carfagna, nella compagine è entrata una sola donna. Ma il premier non molla e decide di dirlo pubblicamente. È un fatto inconsueto visto che non era intervenuto invece neanche nella diatriba del Lazio. Dunque il comunicato di ieri pomeriggio ha valenza nazionale e va letto nel quadro di una partita più complessa. Dice Berlusconi: «La giunta Caldoro ha un alto profilo politico e programmatico. Essa rappresenta l'occasione per il grande cambiamento richiesto dai cittadini della Campania». Smentisce dunque i finiani che avevano parlato di basso profilo: «Il presidente Caldoro ha messo in campo alte professionalità». Quindi c'è una parte che a Roma anche gli uomini di Casini hanno studiato parola per parola: «Operando in questo modo ha creato le giuste premesse per affrontare le difficoltà lasciate in eredità dalla lunga gestione dissennata della sinistra. Bisogna mettere in campo tutte le energie occorrenti per sostenere l'azione della nuova giunta nell'interesse generale dei cittadini. Napoli e la Campania potranno sempre contare sull'impegno e sul sostegno mio e del governo».   La partita napoletana sembra un tassello, un ulteriore tassello di un mosaico più ampio. Lo lascia intuire Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera: «È certamente auspicabile che venga tenuto fermo l'attuale equilibrio di governo e di maggioranza. Ciò, però, non esclude affatto che, vista l'estrema gravità della situazione economica internazionale, non si facciano i conti con i settori più responsabili dell'opposizione, e l'Udc certamente lo è». E in casa Udc si attende, soprattutto perché i messaggi che arrivano da Arcore sono di una piccola rivoluzione in arrivo. Il premier sarebbe intenzionato a mettere mano a governo, partito e commissioni parlamentari per un'operazione di lifting politico che dovrebbe dare una rinfrescata alla sua immagine e a quella della coalizione. Questo non vuol dire che l'Udc si sta apprestando a entrare nel governo. Al contrario, al momento è da escludere. Più facile che si trovi un'intesa parlamentare. Su leggi e poltrone.  

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