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La Turchia sventa un colpo di stato

Erdogan

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Più di quaranta persone, per lo più alti gradi militari in pensione o ancora in servizio, sono state arrestate in Turchia in quello che è il più duro colpo del filoislamico governo del partito Giustizia e Sviluppo (Akp, del premier Tayyip Erdogan) contro le forze armate turche, bastione del laicismo del Paese voluto dal fondatore della Turchia moderna Kemal Ataturk. L'annuncio degli arresti è stato dato in mattinata da alcune emittenti private turche che parlavano di una decina di fermi tra cui l'ex-comandante dell'Aeronautica, il generale in pensione Ibrahim Firtina, e l'ex comandante della Marina, generale Ozden Ornek, anch'egli pensionato, le cui abitazioni sono state perquisite. Ma a metà giornata, come ha detto Erdogan ieri in visita ufficiale a Madrid, i fermi sono diventati circa 40 e tutti sono stati effettuati nell'ambito dell'inchiesta su «Ergenekon», una presunta organizzazione segreta nazionalista che avrebbe tentato di rovesciare il governo. Tutti i fermati sono stati intanto trasferiti a Istanbul per essere interrogati. Preoccupato dagli sviluppi in corso, il capo di Stato Maggiore interforze, generale Ilker Basbug, ha deciso di cancellare una visita di tre giorni in Egitto programmata da tempo. L'inchiesta su Ergenekon cominciò dopo il fortuito ritrovamento, tre anni fa, di esplosivi e detonatori in un appartamento di Istanbul in seguito al quale vennero fermate in varie parti del Paese un centinaio di persone di ambienti ultra-nazionalisti. Con quella retata, dissero gli inquirenti, era stata portata alla luce un'entità segreta denominata «stato profondo», ovvero un ambiente di collusioni tra politici, ex militari e servizi segreti scoperto per caso nel 1996 in seguito ad un incidente stradale presso Susurluk (Turchia occidentale). Ergenekon è il nome della mitica terra siberiana da cui, secondo la leggenda, le prime tribù turche si mossero nella loro secolare migrazione verso Occidente. La nuova ondata di arresti, secondo analisti locali, sarebbe da collegare all'ennesimo asserito piano dei militari per compiere un colpo di Stato nel Paese tra il 2002 e il 2003 «rivelato» dalla stampa filo-governativa a gennaio. A parlarne per primo fu il quotidiano Taraf secondo il quale il piano aveva lo scopo di creare il caos nel Paese con atti di violenza e terrorismo. Stando al giornale, il piano (denominato in codice 'Balyoz', ovvero martello) prevedeva che i militari facessero esplodere bombe nelle moschee, attaccassero con ordigni incendiari i musei e facessero precipitare un aereo di linea turco per far sembrare che fosse stato abbattuto da un caccia militare greco. Scopo finale del piano, sempre secondo Taraf, era quello di fare pressione sull'Akp da pochi mesi al potere e screditarlo dimostrando che non era in grado di proteggere la popolazione. Diversi analisti laici, dal canto loro, ritengono che pure questo nuovo asserito piano golpista sia una «bufala» ideata da ambienti filogovernativi per creare maggiore simpatia popolare nei confronti dell'esecutivo di Erdogan. Eppure gli analisti spiegano che il tentativo di golpe fallito ha allarmato l'opinione internazionale e rischia di ostacolare il processo di adesione all'Unione europea che già cammina a passo lento.

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