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Eluana, Fini richiama Berlusconi

Gianfranco Fini

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A un anno dalla morte di Eluana Englaro è ancora viva la polemica sulla sentenza che decise la sospensione dell'alimentazione artificiale. Berlusconi ha inviato una lettera alle suore Misericordine di Lecco, che per 14 anni hanno curato Eluana, esprimendo «rammarico e dolore per non aver potuto evitare la morte» della giovane. A recapitare la missiva a Lecco di persona è stato il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, protagonista un anno fa di convulsi tentativi per contrastare la sentenza. Il decreto, già pronto sul tavolo del ministro, non ottenne la firma del presidente Napolitano, che lo giudicò incostituzionale. Non si può - si disse allora col timore di creare un pericoloso precedente - annullare una sentenza per decreto. La lettera alla quale è seguita la replica del padre di Eluana, non è piaciuta al presidente della Camera Gianfranco Fini, che ha bacchettato il premier. Poche, fredde, parole per esprimere la sua lontananza da Berlusconi: «Avrei sperato che tutti tacessero evitando strumentalizzazioni». La lettera di Berlusconi ha scatenato l'immediata replica del padre di Eluana, Beppino, anche lui fermo nel suo convincimento, lo stesso di un anno fa. Cioè che Eluana rimarrà sempre un «simbolo pulito della libertà individuale». Rivolto a Berlusconi, Beppino Englaro dice che «se il presidente del Consiglio, come era stata invitato, fosse venuto a vedere Eluana, forse non avrebbe scritto queste cose. Si sarebbe reso conto di dove poteva spingersi la medicina, di quali situazioni può creare, situazioni che non esistono in natura e dove una persona è privata della coscienza personale». Ferma pure la posizione della Chiesa. Il direttore dell'Avvenire Marcio Tarquinio è tornato sul tema sottolineando che «è innaturale e terribile l'idea di negare, in qualunque modo, la vita di chiunque o anche solo di abbandonarla nella debolezza, nell'estrema dipendenza, nella difficoltà». A parlare anche il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, nonchè cappellano di Montecitorio, Rino Fisichella. «Il principio di autodeterminazione» sul fine vita «è una pia illusione - dice - non esiste, non trova alcun riscontro nel sistema legislativo perchè si scontra con altri due principi fondamentali: l'inviolabilità e l'indisponibilità della vita». E ribadisce che «il sistema giuridico non nasce per dare la morte, ma per difendere la vita». Intanto il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella coglie l'occasione per ricordare che sugli stati vegetativi «c'è, ancora, circa il 40% di errore diagnostico», e il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, promette di garantire più assistenza per questi malati. Pd e Idv attribuiscono invece a Berlusconi «cinismo» e e al governo la mancanza di una reale volontà di giungere a un'intesa sul biotestamento.

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