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A Termini i volti stanchi e rassegnati di chi attende il miracolo da Roma

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Ieri,stesso scenario: volti stanchi, animati dal più profondo sconforto per non vedere all'orizzonte nessuna luce nel loro futuro. Le tenebre a Termini Imerese sono calate con il diktat dell'ad Sergio Marchionne: si chiude e non si discute. «Dov'è la politica? Come sempre a fare i propri interessi, lasciando che la Fiat tolga il futuro alle nostre famiglie: vergognatevi». È la scritta su un lenzuolo appeso davanti a uno degli ingressi dello stabilimento dai familiari dei 13 lavoratori di una ditta dell'indotto che da 9 giorni si trovano sul tetto di un capannone, a un'altezza di circa 20 metri. I lavoratori nei giorni scorsi hanno ricevuto le lettere di licenziamento: la Fiat ha deciso di riassorbire le attività di pulizia dei cassoni, finora data in appalto. Si dorme in sacchi a pelo e ci si ripara dal freddo e dalla pioggia. «Siamo stanchi ma da qui non scenderemo - continuano a ripetere i lavoratori con una speranza che ogni giorno si affievolisce - fino a quando non avremo garanzie per continuare a lavorare all'interno della Fiat, dove operiamo da 20 anni». E così per gli operai ancora chiusi i cancelli dello stabilimento dopo la decisione dell'azienda torinese che ha sospeso la produzione a causa della protesta degli operai collocati sul capannone. Le tute blu ieri mattina si sono presentate regolarmente ai cancelli all'inizio del primo turno ma erano sbarrati. «Il fermo della produzione non dipende da noi - ha detto un operaio - per questo ci siamo presentati regolarmente». Insomma è alta la tensione. E a governarla pensano giorno e notte i carabinieri.

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