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Casini-Pd, prime prove d'intesa

Da sinistra il segretario del Pd, Bersani e il leader dell'Udc, Casini

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Tutti insieme appassionatamente. Come nel film di Robert Wise la politica italiana si prepara ad una nuova, grande, «ammucchiata» di partiti. Contro Silvio Berlusconi. O almeno così vorrebbero i due registi dell'operazione: Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. Coppia sempre più fissa da quando l'ex leader della Margherita ha fondato la sua Alleanza per l'Italia. Oggi intanto Berlusconi a Milano rilancerà sulle riforme.   Ieri i due si sono dedicati allo sport che gli riesce meglio: disegnare scenari che forse non si realizzeranno mai ma che, per un paio di giorni, catalizzano l'attenzione dei palazzi della politica. Anche se stavolta, stranamente, tra Pier e Francesco non c'è stata piena sintonia. Ci ha pensato il leader dell'Udc ad aprire le danze con una lunga intervista a La Stampa che potrebbe essere completamente riassunta in questa frase: «Se Berlusconi vuole andare al voto anticipato sappia che si troverà di fronte alle urne uno schieramento repubblicano in difesa della democrazia». Chi potrà far parte del fronte (parola che rievoca quello «popolare» del 1948) è presto detto. Anzitutto Pd e Idv ma, qualora ne avesse voglia, le porte sono ovviamente aperte per Gianfranco Fini. Insomma, una sorta di Unione prodiana, spostata verso destra. Casini lo spiega qualche ora più tardi a margine del congresso del Movimento cristiano lavoratori. Alla domanda se anche il presidente della Camera farà parte della truppa, il numero uno dei centristi risponde: «Berlusconi, che è stato chiamato dagli italiani a governare, risolva i problemi del Paese non come ha fatto finora. Mi auguro che non si ritragga. Ma sia chiaro che se pensa di utilizzare la questione giudiziaria per trasformare la democrazia e la Repubblica in una monarchia, attaccando Napolitano e la Consulta, avrà una risposta chiara, netta e univoca da parte di tutte le forze che difendono la democrazia. E ci saranno sorprese». Certo, la più grande sorpresa sarebbe sicuramente quella di vedere Udc e Idv andare d'amore e d'accordo. E infatti non è un caso che, commentando la proposta di Casini, Antonio Di Pietro fissi subito qualche paletto: «Va bene, ma a patto che i candidati abbiano il certificato penale pulito. Accanto a Casini ci sta Tabacci, persona con la quale ho dialogato spesso. Ma con Cuffaro non dialogherò mai». Più interessato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani: «Le parole di Casini sono una conferma importante». E a chi gli chiede se sia possibile un'alleanza risponde secco: «Altroché, può esistere sì». E Fini? Il presidente della Camera, in visita a Stoccolma, si limita ad un diplomatico «no comment». Intanto, siccome sognare non costa nulla, ecco che anche Francesco Rutelli mette sul tavolo i suoi progetti futuri. Anzi, prima bolla come «troppo futuribile» l'idea di Casini, poi si lancia in una sorta di racconto di fantascienza. L'ex leader della Margherita pensa infatti di trasformare la sua Api nella promotrice di un polo moderato che diventi la prima forza politica italiana. Il percorso prevede il coinvolgimento dell'Udc ma anche di tutti i delusi «della destra e della sinistra, che molto hanno sperato e molto sono rimasti delusi». Peccato che, anche così, l'obiettivo finale resta ancora inarrivabile. Per questo, anche se Rutelli non li nomina mai apertamente, è chiaro che tra i destinatari dei suoi messaggi ci siano soprattutto due persone: Luca Cordero di Montezemolo e Gianfranco Fini. Tanto che il portavoce di Api Bruno Tabacci invita a cercare nel «partito del predellino, dove Fini non è l'unica anima in pena». La grande ammucchiata è servita.

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