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Lodo Alfano, slitta la sentenza

Da sinistra: gli avvocati Niccolò Ghedini, Pietro Longo e Luigi Pecorella nella sala gialla di palazzo della Consulta, prima dell'udienza della Corte Costituzionale sul 'lodo Alfano'

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Fumata nera. I giudici della Corte Costituzionale torneranno a riunirsi domani in camera di consiglio per discutere sulla legittimità del Lodo Alfano. La Corte ha deciso di aggiornare la seduta a domattina alle nove.    Domani la sentenza - Secondo le voci di palazzo il dispositivo potrebbe arrivare domani, o comunque prima di giovedì quando alcuni membri della Corte partiranno per Lisbona, dove li attende un impegno istituzionale. In ogni caso per comprendere fino in fondo la decisione della Consulta bisognerà attendere le motivazioni della sentenza. Esiste anche la possibilità che uno dei quindici giudici chieda, in camera di consiglio, piu' tempo per esaminare le carte: in tal caso la decisione potrebbe slittare anche di due settimane.   Le opzioni - I quindici giudici hanno raccolto tutti gli elementi per valutare se il lodo Alfano viola o no la Costituzione. La lunga attesa, iniziata nel settembre dello scorso anno quando il Tribunale di Milano sollevò per primo dubbi sulla legittimità della norma che sospende i processi penali per le quattro più alte cariche dello Stato, sta per finire. Diversi gli scenari che si prospettano: i giudici potrebbero bocciare in tutto o in parte la legge che porta il nome del Guardasigilli, oppure sancirne la legittimità. La giornata - Questa mattina nella sala delle udienze il giudice Franco Gallo, relatore della causa, ha illustrato alla Corte i motivi di ricorso presentati dal tribunale di Milano e dal gip di Roma nell'ambito di tre diversi procedimenti a carico del presidente del consiglio, Silvio Berlusconi: quello sui presunti fondi neri di Mediaset, il processo per corruzione in atti giudiziari che lo vede imputato con l'avvocato David Mills e l'inchiesta romana sulla cosiddetta "compravendita" di senatori. I giudici, che hanno respinto l'istanza della procura di Milano di essere ammessa nel giudizio, hanno ascoltato per circa due ore le ragioni dei difensori del premier e quella dell'Avvocatura dello Stato. Premier investito dalla sovranità popolare - "Questa legge - ha detto Niccolò Ghedini - è perfettamente aderente al dettato costituzionale", nonchè "ai principi enunciati da questa Corte", nella pronuncia del 2004 con cui venne bocciato il lodo Schifani. "La legge - ha insistito - è uguale per tutti, ma non per forza lo è la sua applicazione". Per Gaetano Pecorella il capo del governo non è primus inter pares ma "riceve la sua investitura direttamente dalla sovranità popolare". Quindi il lodo Alfano non viola l'articolo 3 della Carta inerente il principio di uguaglianza. Conversando con i giornalisti che questa mattina affollavano palazzo della Consulta, Pecorella poi ha detto: "Ci aspettiamo che la Corte decida con grande serenità tenendo conto solo degli aspetti giuridici e dimenticando le questioni politiche". "interpretazioni fantasiose" - Polemico l'intervento in aula dell'avvocato dello Stato che ha risposto agli attacchi ricevuti nelle scorse settimane per il contenuto della sua memoria difensiva. "E' stato detto che si sarebbe tentato di condizionare codesta Corte - ha detto Glauco Nori -. L'Avvocatura ha difeso una norma, prodotto legislativo del Parlamento, che lo Stato ha il dovere di difendere. La Corte - ha quindi scandito - non è condizionabile. E' singolare che queste osservazioni provengano da fonti anche autorevoli che hanno avuto funzioni precedenti". L'avvocato Nori, ha poi sostenuto come sul documento da lui presentato alla Consulta ci siano state "interpretazioni fantasiose", in particolare equivocando le sue parole inerenti "danni irreparabili" se la Corte dichiarasse incostituzionale il lodo Alfano. "Sarebbero stati danni irreparabili - ha spiegato - se si trascuravano gli impegni di governo".  

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