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Alcuni anni fa si registrò un vero e proprio boom economico nella Repubblica Ceca.

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Laragione, in verità, pur sfuggendo ai moduli matematici, era semplicissima: la Cekia per quasi tre anni era rimasta, di fatto, priva di governo governante, nonché orfana di costante produzione legislativa. La creatività di investitori stranieri e nazionali, di imprenditori, agricoltori, commercianti, finanzieri, importatori ed esportatori si poté, perciò, sviluppare liberamente, arricchendo di botto quel Paese ex comunista, il cui capitalismo si ritrovò, per accidente, a volare, affrancato da nuove pastoie burocratiche, divieti e restringimenti obbligati. Si tratta di un paradosso, certo, che pure rimanda alla regola fondamentale del liberalismo: la centralità spetta all'individuo, il vero centro motore della polis, mentre lo Stato può sì intervenire, ma soltanto quando c'è necessità, senza mai arrogarsi il diritto di diventare invasivo. Lo spazio sacro e inviolabile della persona è condicio sine qua non delle fedi monoteiste, tant'è che in Paradiso non sono ammessi gruppi, collettività, masse, corporazioni, sindacati, neppure i confederali e l'Associazione nazionale magistrati, tantomeno i partiti, i giornali o la Cei, bensì i singoli individui con la loro specifica biografia nuda e cruda, marcata nel bene e nel male dalle scelte operate, secondo l'esercizio, dono concesso direttamente dal dio unico, del libero arbitrio. Fra l'altro, rabbini, imam e preti ci possono pressare, minacciare, esortare alle opere di bene, ma la salvazione non può, comunque, esserci imposta, tant'è che, anche in questo itinerario delicatissimo dall'al di qua all'al di là, liberalismo e religione vanno di pari passo, lasciandoci il diritto, ad esempio, di incamminarci, peccato dopo peccato, verso le fiamme o i ghiacci dell'Inferno. Per questo, come individuo, come cittadino e come parlamentare voterò contro, per quanto possa risultare, si fa per dire, «migliorato» dagli emendamenti, il testo sul cosiddetto «biotestamento». Il voto contrario a priori non scaturisce dalla sola allergia verso le leggi scritte sotto dettatura esterna; né da laicismo sfrenato o, come dicono certi fondamentalisti cattolici, «furioso», nonostante che in campo non ci sia affatto la religiosità, bensì il clericalismo come instrumentum del mero potere temporale di Santa Romana Ecclesia. Il mio «no» alto e forte sgorga, soprattutto e specialmente, contro l'esondazione, addirittura sul limitar di Dite, da parte delle istituzioni politiche, le quali, non sapendo, tuttavia insegnano come e quando morire. Ecco, proprio la coscienza del non sapere, cioè dell'inconoscibilità della zona grigia tra vita e morte, peraltro diversa da caso a caso, dovrebbe inibire le velleità intrusive del Legislatore in foggia di ciuco opinatore. Non ne sappiamo niente e la storia di mio suocero, Alessio, è esemplare. Alessio fin da bambino lavorò duramente, senza godersi niente altro che le vittorie della A.S. Roma, di cui fu tifosissimo. Il destino avverso volle che, appena andato in pensione, si ammalasse sino al coma profondo. Alessio, dunque, non c'era, non capiva, non reagiva. Stava altrove? Conservava o non una soglia sia pure remota di coscienza? Alla domenica l'andavo a trovare al policlinico Gemelli, intristendomi davanti allo spettacolo dell'esistere vegetativo. Una volta, come s'usava un tempo, ci andai armato di radiolina, per conciliare il dovere della visita e Tutto il calcio, minuto per minuto. Non so cosa mi spinse a farlo, ma ad un certo punto gli appoggio la radiolina sull'orecchio destro. Caso o Provvidenza del dio del pallone, ebbene, proprio in quel momento, la Roma segna. Alessio ha un sussulto e, sia pure con un filo di voce cavernosa, rantola: «gol, gol, gol». Tutti noi, primari e luminari compresi, eravamo arcisicuri che il suo intelletto fosse naufragato per sempre. Invece no, nel coma profondo uno stimolo fortunato ci informò del fatto che il giallorosso Alessio c'era, eccome se c'era. Noi non lo capivamo, ma lui ci capiva, almeno per la settimana che rimase ancora vivo. Quando non si riesce a mettere a fuoco neppure il caso singolo, come si fa a legiferare per tutti?

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