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"Squilibrato" e "Killer": l'importante è attaccare tutti, soprattutto Silvio

Antonio Di Pietro

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Il catalogo è piuttosto vario. Si va dalle accuse di routine («arrogante», «bugiardo») fino ai paragoni storici con Mussolini e Ceausescu, passando per insulti più o meno pesanti. L'ultima settimana dell'opposizione può essere riassunta all'incirca così. Il bersaglio è sempre il solito, il preferito: Silvio Berlusconi. Gli attacchi sono un crescendo rossiniano che travolge chiunque abbia a che fare con l'odiato Cavaliere. Caso di scuola quello di Antonio Di Pietro di due giorni fa. Casus belli la puntata speciale di Porta a Porta dedicata alla consegna delle prime case ai terremotati abruzzesi. Per il leader dell'Idv si tratta di «informazione alla mussoliniana maniera» e non ci sono dubbi sul fatto che Berlusconi userà della trasmissione per dire le sue menzogne. Ma è contro Bruno Vespa che si scaglia più violenta l'ira di Tonino. «La dirigenza Rai, costola del governo - scrive all'ora di pranzo sul suo blog -, da una parte boicotta le trasmissioni di punta ad altissimo indice di gradimento, dall'altra promuove l'informazione faziosa di soggetti come Minzolini o Vespa, che stanno al giornalismo come la sedia elettrica alla vita umana». In serata, rivolgendosi direttamente al conduttore, Di Pietro rincara la dose: «Il governo sta sabotando l'informazione di Stato lei si presta come boia di questa esecuzione». Ma l'ex pm è in buona compagnia. Basta fare un passo indietro ed ecco, il 10 settembre, un Massimo D'Alema doc. Il lìder Maximo commenta le dichiarazioni del premier sulle sue vicende private e incalza: «Berlusconi è prigioniero di se stesso. Si lamenta che viene violata la sua privacy, ma è lui stesso a violarla facendo un'esibizione delirante di machismo senile». Che dire poi di Giuseppe Fioroni? L'ex ministro dell'Istruzione si guadagna una segnalazione il 12 settembre quando, parlando nella prima giornata del convegno organizzato da Quarta Fase su «Il futuro è la nostra storia», avverte: «Berlusconi è tarlato, come è tarlata la sua maggioranza e sta portando la nostra democrazia a un lento degrado».   In questa breve carrellata non poteva mancare Dario Franceschini. Il segretario uscente del Pd è l'uomo dei parallelismi storici. Il 10 settembre il Cavaliere parla del proprio governo come del «migliore dall'unità d'Italia» e lui replica tra il serio e l'ironico: «Non sono d'accordo, in 150 anni ce ne è uno che ha fatto più di lui. Si chiamava Benito Mussolini. Noi dobbiamo alzare il livello di guardia perché il declino di Berlusconi è cominciato ma più di è vicini a forme di autoritarismo, più i colpi di coda non vanno sottovalutati». E ancora sullo speciale Porta a Porta: «Penso che anche Ceausescu avrebbe avuto un po' di orgoglio nel dire "no" a una rappresentazione così». Ma è il 13 settembre che Franceschini si conquista un posto in prima fila: «Non vedo più tracce di equilibrio in lui. È un uomo impaurito e nervoso». Così, mentre Paolo Gentiloni propone di «togliere il tricolore che sventola a Palazzo Grazioli» a seguito del quadro emerso della vicende di Bari, è ancora l'Idv a sorpassare tutti con Pancho Pardi. «Il Pd - domanda il capogruppo dell'Italia dei Valori in Vigilanza - si rende conto che partecipare alla lottizzazione della Rai, permettendo al premier di mettere a capo della Rete 3 e del Tg3 persone a lui gradite, significa offrire un braccio al killer della libertà di stampa?» E pensare che c'è chi dice che l'Italia è un regime.

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