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Il Cav media con Draghi

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Latassa sull'oro resta confermata: il prelievo del 6% sulle plusvalenze (cioè sul ricavato derivante dall'aumento del valore che il metallo giallo ha subìto begli ultim anni) delle riserve auree della Banca d'Italia e degli altri istituti di credito è ancora lì, nonostante le obiezioni (discrete ma continue) di Palazzo Koch e i dubbi di Giorgio Napolitano. Subito dopo la conclusione del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi ha però diffuso un comunicato in cui viene fornita l'interpretazione autentica della norma: per eseguire il prelievo servirà il parere «non ostativo, cioè favorevole» della Banca Centrale Europea e l'assenso di Bankitalia, la norma altrimenti «non potrà avere applicazione». Dunque non ci sarà nessun prelievo forzoso sull'oro conservato nel caveau di Via Nazionale. «È evidente - dice il presidente del Consiglio - che, nella lettera e nello spirito, la norma è pienamente rispettosa dell'indipendenza istituzionale e finanziaria della Banca d'Italia e del tutto coerente con i principi del Trattato e del sistema europeo delle Banche Centrali». Silvio Berlusconi ritiene di aver così disinnescato la grana aurea - scoppiata soprattutto dopo l'affondo del ministro Tremonti al Senato sull'oro che «è del popolo italiano, dei contribuenti» (dunque tassabile) mitigata dall'assicurazione che il governo avrebbe rispettato l'architettura costituzionale e l'eurosistema - sopendo tanto i timori di Bankitalia di un attacco alla propria indipendenza veicolato attraverso la sforbiciata alle risorse auree, quanto quelli dell'Europa, che non vuole che la politica economica dei governi sia finanziata dalle banche centrali.

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