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Letta: "In Puglia c'è bisogno di trasparenza e pulizia"

Enrico Letta

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"Quella del congresso è l'ultima opportunità. Non possiamo scendere del 7% ad ogni elezione». Enrico Letta pronuncia ogni parola con la tranquillità che lo contraddistingue. Netto nel giudizio, ma senza drammatizzare. Chiuso nel suo ufficio all'Arel (il centro studi fondato da Nino Andreatta di cui è segretario generale ndr) il deputato del Pd non si ferma un attimo. C'è da preparare l'appuntamento autunnale, ma anche da portare avanti proposte di legge come quella presentata mercoledì assieme ad un gruppo di colleghi assolutamente bipartisan. Una serie di interventi per «internazionalizzare di più le nostre università perché - spiega - si esce dalla crisi se mettiamo l'Italia al centro del mondo non se la provincializziamo". E qual è la vostra ricetta? «Noi abbiamo già presentato due proposte. La prima mira a riportare in Italia i talenti attraverso l'introduzione di uno scudo fiscale. I talenti, non i cervelli. Il che vuol dire tutte le persone che, all'estero, hanno costruito qualcosa, hanno messo in piedi un'attività. La seconda, invece, vuole riportare il Paese ai fasti del Rinascimento». Guardi che poi l'accusano di guardare troppo al passato. «Nel Rinascimento era un vanto poter dire di aver trascorso un periodo di studio in Italia. Oggi, invece, le nostre università non "catturano" più studenti. Non sono luoghi in cui uno studente italiano può incontrare il mondo. E questo anche per la crescita esponenziale di quelli che io chiamo gli "atenei di quartiere"».  A proposito di università. Cosa pensa della graduatoria del ministro Gelmini? «È un'ottima idea peraltro "importata" dal governo Prodi. È giusto dare il 7% alle università più meritevoli. Ed è giusto pubblicare la graduatoria». Però? «Però bisognerebbe arrivare al 15% e, soprattutto, le risorse non possono essere reperite in un monte che Tremonti ha tagliato del 40%. Perché significa che ti ho tolto molto di più di ciò che ti ho dato». Lei, però, ha presentato questa proposta nel momento in cui anche il presidente Obama sostiene che la crisi sia finita. Forse le critiche del Pd al governo erano eccessive.  «È molto presto per dare un giudizio su come l'Italia vivrà l'impatto con la crisi. Di sicuro c'è stata una battuta d'arresto e una parte del Paese sta soffrendo molto. La vera domanda da farsi è: a quale velocità ripartiremo?» Ma le vostre critiche erano sul presente, non sul futuro.  «Le nostre critiche partivano dall'osservazione della realtà. L'Italia ha sempre viaggiato alla metà della media europea. La crisi poteva essere un'occasione per fare le riforme di cui il Paese ha bisogno, perché è in situazioni come queste che è più facile fare cambiamenti draconiani. Invece ripartiremo zavorrati come sempre». Di chi è la colpa? «Sicuramente di un clima da guerra civile per cui ogni cosa ruota attorno a Berlusconi. È tutto personalizzato. E comunque lo stesso premier, Tremonti e Sacconi hanno teorizzato che, in tempo di crisi, non si fanno riforme». È tardi per correre ai ripari? «Secondo me siamo ancora in tempo. A patto che, a settembre, il governo abbia voglia di compiere uno sforzo significativo». In cosa consisterebbe questo sforzo?  «Ad esempio nella liberalizzazione dei servizi pubblici locali, ma anche nella liberalizzazione delle pensioni. Dobbiamo fare in modo che chi continua a lavorare guadagni di più, mentre chi lascia abbia la pensione decurtata». Non mi sembra che la sua posizione trovi molti consensi all'interno del Pd. «Secondo me è una tesi interessante di cui discutere».  Intanto, su queste proposte economiche, lei sta costruendo il Pd che verrà insieme a Bersani. Ma cosa avete fatto in questi mesi? «Io credo che il Pd sia uscito dalle elezioni sballottato e non in grado di capire che, invece di rilanciare subito, bisognava fermarsi e riorganizzare il campo dell'opposizione costruendo un'alternativa a Berlusconi. Un'alternativa che guardi al 2013 perché questo governo non cadrà in autunno. Invece di sciogliere i nodi della sconfitta, cercando di capire cosa rendeva impossibile il dialogo con la maggioranza del Paese, abbiamo passato il tempo a concentrarci sul prossimo scandalo». In compenso siete finiti voi nel mirino dei magistrati. Cosa ne pensa di quanto accaduto in Puglia? «Credo che serva il massimo della trasparenza e della pulizia. I magistrati devono lavorare in tranquillità e il Pd non deve arroccarsi».

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