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La sinistra è causa del suo male

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È un pezzo consistente e considerevole del Pd che per anni ha cullato l'antiberlusconismo come medicina per le proprie difficoltà politiche, incurante dell'effetto di assuefazione. È il Pd che ha socializzato, prima con Prodi e poi con Veltroni, l'idea per cui le primarie sono lo strumento più idoneo per selezionare la classe dirigente, senza capire che le primarie in un partito attraversato da profondi conflitti è un passo in direzione della tomba della coesione organizzativa e dell'unità politica. Adesso, l'irruzione di Grillo, che è piombato a corpo morto sullo stato di agitazione del Pd con un'enorme forza simbolica, mostra ai dirigenti democrat che, in fondo, il comico genovese che da tempo non è più comico non fa altro che sfruttare a modo suo gli spazi della cosiddetta “democrazia partecipativa” e gli stimoli che creano sussulto nella pancia democratica (uguale e opposta a ciò che esprime, sul versante opposto, l'ipercerebrale Ignazio Marino). Così come i girotondi, i grillini sono la superfetazione della patologia dell'antiberlusconismo e dell'antipartitismo. Il più grande errore che il Pd può fare è precisamente l'errore che alcuni suoi leader, e nemmeno i più sprovveduti, hanno già compiuto: spiegare, più che a Grillo, a quegli italiani che pur vicini idealmente al Pd lo vedono come un'organizzazione presa in ostaggio da oligarchie irremovibili, che la candidatura Grillo è inaccettabile per questioni statutarie e procedurali, o perché Grillo è stato leader di un'altra formazione politica. È già un errore clamoroso perché si pretende, in questo modo, di dare forma razionale a una questione che razionale non potrà mai essere, visto il suo protagonista principale che ha già strappato il focus dell'attenzione ai candidati “seri” Franceschini e Bersani, immediatamente bolliti dallo strapotere comunicativo e dal carisma barbarico di Grillo. È un errore perché anche ai militanti o elettori democratici più sofisticati riesce difficile far grande differenza tra le primarie “chiuse”, ovvero limitate ai soli iscritti al partito entro una certa data, e le primarie “aperte” a tutti coloro che, come è stato in passato, offrono semplicemente una dichiarazione di sostegno al programma del partito. L'effetto Grillo ha già provocato una deflagrazione nel già precario spazio comunicativo che il Pd aveva provato a ritagliare attorno alla competizione per la segreteria. E allora le opzioni per i democrat sono due: o proseguono nella loro opposizione alla candidatura di Grillo o, magari stupendo lo stesso comico-politico, sparigliano e accettano di inserirlo come quarto contendente. Affermiamo, con quella che sembra una provocazione ma non lo è: il Pd faccia correre Grillo, virus autoprodotto nel centrosinistra, per la segreteria nazionale. Potrebbe, magari, spingere lo stesso partito a un chiarimento definitivo su anima, programmi e posizionamento.

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