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L'«operaio» che media tra Cav Marchionne e Obama

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Addettoalle pulizie alle cementerie Barbetti. «Sì, avevo bisogno di lavoro, stava per nascere lui», e indica alla sua destra un ragazzo che potrebbe essere suo fratello. Dalle pulizie ai laboratori, dai laboratori al centralino, poi in amministrazione, poi dirigente, poi amministratore delegato. Una lunga ascesa quella del giovane operaio di Gubbio, ora deputato del Pdl Rocco Girlanda. Che oggi si trova catapultato alla guida della Fondazione Italia-Usa, la Fondazione bipartisan che si propone di incentivare le relazioni tra i due Paesi. Nel comitato scientifico ci sono, tanto per fare qualche nome, da Boris Biancheri ad Aurelio De Laurentiis, da Carla Fendi a Marta Dassù, da Innocenzo Cipolletta a Ernesto Galli della Loggia. L'«operaio Girlanda», insomma, ci arriva in una fase delicatissima per le relazioni atlantiche. Nel momento in cui Fiat, con il suo Sergio Marchionne, si lancia alla conquista di pezzi importanti del settore automobilistico statunitense. Ci arriva in un momento in cui l'industria simbolo dell'automobile made in Italy si appresta a trattare l'acquisto di Gm Europe e l'entrata in Gm America Latina, operazioni che consentirebbero alla casa madre di rianimarsi. Ci arriva nel momento in cui gli Usa attraversano una fase di intesa trasformazione. L'arrivo di Obama. Il suo piano di rilancio economico. I rapporti con Berlusconi, che pure aveva costruito una stretta amicizia con il predecessore Bush. Girlanda da Gubbio, fedelissimo del coordinatore del Pdl Denis Verdini, se ne sta seduto su un divanetto dell'hotel Nazionale. Non si scompone e guarda avanti: «È una fase molto entusiasmante e infatti ci daremo molto da fare». Lui si divide tra il lavoro in Parlamento, si divide tra le commissioni Affari Sociali e Bilancio, e gli incarichi aziendali visto che è rimasto alla guida della Edico, la società del gruppo Barbetti che si occupa delle attività editoriali tra cui mandare in edicola il Corriere dell'Umbria. Lunedì scorso ha presentato un sondaggio sui primi cento giorni di Obama, sondaggio dal qualche si evinceva che nella sfida sul gradimento popolare il presidente americano batte il premier Silvio Berlusconi 86,6 a 75,1, almeno in Italia. Ora prepara un nuovo sondaggio sulla percezione degli italiani in Usa. Poi sarà la volta dei festeggiamenti per i sessanta anni della Nato, in autunno si pensa a una grande manifestazione per il primo anno del nuovo presidente democratico. In Fondazione, nel cui cda siede anche un delegato dell'ambasciatore Usa (l'addetto culturale Mark Smith), ci sarà sicuramente da lavorare molto visto che a fine aprile si è consumato uno strappo traumatico. Il presidente Lucio Malan, e i vicepresidenti Stracquadanio, Baldini e Polito si sono dimessi con un comunicato chiaro: «Siamo più che mai impegnati a lavorare per rafforzare i legami fra l'Italia e gli Stati Uniti d'America, e valorizzare gli insostituibili elementi di cultura, civiltà e umanità con i quali ciascuno dei due popoli ha arricchito l'altro. Questo impegno proseguirà - spiegavano - in una forma che coinvolga un numero maggiore di soggetti con una vasta gamma di attività. Proprio per questo abbiamo lasciato le nostre cariche nella Fondazione Italia-Usa, per insanabili divergenze con il segretario generale sulla gestione contabile e amministrativa». Acqua passata.

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