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Il Pdl presenta le liste. Senza veline

Berlusconi

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Dove sono? Dove sono andate a finire? Veline, starlette, soubrettes, giovani senza arte né parte con l'unico pregio di essere avvenenti? Sandro Bondi, ministro dei Beni culturali e uno dei tre coordinatori del Pdl, ha la faccia corrucciata mentre nella sala del Mappamondo alla Camera partecipa alla conferenza stampa di presentazione delle liste per le europee: «C'è stata una vera e propria campagna di diffamazione — spiega — con falsità evidenti come quella che avremmo presentato liste bloccate, infarcite di veline. E queste accuse hanno riportato indietro il clima politico che invece in questi ultimi tempi si era evoluto. Invece le nostre liste sono improntate a una grande lungimiranza politica». A scorrere l'elenco dei candidati del Pdl per l'Europa, in effetti, non ci sono i nomi che in questi giorni sono circolati sui giornali e nei programmi tv. Quelli che hanno fatto scandalizzare il Pd, Dario Franceschini e la sinistra. Non c'è, ad esempio, la cantante di Sassari Cristina Ravot, fino all'altro giorno data per sicura. Non ci sono neppure l'attrice Eleonora Gaggioli, che ha recitato in «Don Matteo» e «Elisa di Rivombrosa» e Camilla Ferranti reduce da «Incantesimo»; scomparse anche Rachele Restivo, giornalista, protagonista di un programma su Italia 1 dal titolo «Passion: erotismo per donne» e Assunta «Susanna» Petrone, valletta di un programma tv sportivo. Certo i loro curriculum sono stati esaminati, come spiega l'altro coordinatore del Pdl Ignazio La Russa, «perché è un esempio di razzismo spocchioso quello di scartare una persona in base al lavoro che fa e l'immagine che ha». «Noi — prosegue — abbiamo esaminato tutti, avevamo un pacco alto così di curricula e poi abbiamo scelto». «Ci sono arrivate oltre 400 richieste — aggiunge Denis Verdini — così abbiamo dovuto dire dei no, che sono stati molto difficili. Ma è stato lo svilimento del nostro lavoro a cui abbiamo assistito in questi giorni ci ha fatto soffrire». Così, se il 40 per cento delle liste è composto da donne e su 72 candidati ben 33 hanno tra i 25 e i 50 anni, delle candidature criticate dall'opposizione sono rimaste Lara Comi, bocconiana, coordinatrice regionale dei giovani di Forza Italia in Lombardia e Licia Ronzulli, manager sanitaria. Entrambe candidate nella circoscrizione dell'Italia nord-occidentale. Ed entrambe con un curriculum di tutto rispetto. «È la prova che è passato un criterio di meritocrazia, non quello della bellezza» commenta Barbara Saltamartini, responsabile delle Pari opportunità per il Pdl». «Abbiamo presentato liste competitive — insiste Ignazio la Russa — E l'unico ministro presente sono io perché a me piace la competizione elettorale con le preferenze, la faccio fin da ragazzo. Togliermi il rapporto con la gente equivale a tagliarmi un braccio. Per questo mi sono candidato». Ed è proprio sulla polemica sollevata dal Pd sull'incompatibilità di incarichi che il ministro della Difesa si lancia con più foga: «Da sempre i leader nazionali si sono candidati. Lo hanno fatto Bertinotti, D'Alema, Fini. Anche Enrico Berlinguer ai tempi della prima Repubblica. Oggi Franceschini fa queste critiche forse perché ha paura del confronto». Ma c'è un altro esempio che sta a cuore a Ignazio La Russa e sul quale provoca il Pd. «Andate a guardare quanti sono i loro eletti a Strasburgo nel 2004 e che poi non hanno completato il mandato — dice perfido —: Pierluigi Bersani, Massimo D'Alema, Enrico Letta, Lapo Pistelli». Poi si ferma e sorride: «Ma ci sono anche Lilly Gruber e Michele Santoro che a metà mandato sono tornati ai loro lauti stipendi in Rai. Loro sono così, ogni volta fanno candidare il giornalista che ha maggiore visibilità. A me David Sassoli piace, è un ottimo giornalista, anche un po' "velino". Ma se fosse stato dalla nostra parte non l'avremmo candidato». Laconica la risposta del giornalista Rai: «Ognuno fa le liste mettendoci dentro chi lo rappresenta».

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