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Le braccia della Croce arrivano a L'Aquila

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{{IMG_SX}}Nei tanti paesi che oggi gridano distrutti in quella terra. Come se non ci fosse distanza tra questo portare la croce da parte di Benedetto e quelle tante croci portate nel funerale. Come se non ci fossero montagne e autostrade di mezzo. Come se il bianco delle bare più piccole e più ingiuste dialogasse, si accompagnasse con il bianco della veste dell'uomo che porta la croce al Colosseo. Duemila anni di storia di sguardo cristiano alla storia incontrano la cronaca degli ultimi giorni.Ne fanno parte e permettono a tutti di guardare la cronaca non solo nel suo aspetto disperante. Il Papa porta la croce che sta al centro della storia. Come se tutta la morte, e le particolari storie di ognuna di quelle morti dialogassero, guardassero a quella morte di un uomo rievocata, rimessa in scena al Colosseo e in tanti altri punti del mondo. Innanzitutto così il gesto doloroso dei funerali di stamattina è strappato dalla solitudine e dalla disperazione. Non sono soli quei poveri morti d'Abruzzo. Dio stesso muore con loro. Dio li accarezza, fa loro compagnia nel posto la dove sembra impossibile, nella morte. E li tiene con sé per attraversare l'ombra del sabato fino alle prime luci dell'alba di domenica. Fino alla vita che non si perde mai. Non potremmo guardare, non potremmo capire la via crucis del Colosseo senza guardare il dolore dei funerali in Abruzzo. Ma non possiamo guardare e non possiamo comprendere il mistero di quei funerali senza seguire la via crucis del Papa.

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