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(...)ne ha fatti parecchi, ma mai tanti come, in poco più di un mese, ne ha già fatti il suo successore.

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Maa quale prezzo sta avvenendo la deriva a sinistra del partito? Il politico ferrarese, partecipando alla manifestazione della Cgil, finisce, infatti, per avallare, e quasi benedire, la spaccatura sindacale, il «vallum Adriani», che si è creato tra la confederazione guidata da Epifani e tutte le altre centrali, proprio in una fase di emergenza economica internazionale che richiederebbe invece la collaborazione di tutti gli italiani, perché solo restando uniti potremo farcela. Non solo. Il suo appoggio all'iniziativa della Cgil, peraltro legittima anche se perfettamente inutile, ha creato molti mal di pancia all'interno dello stesso Partito Democratico: sono stati in tanti, da Enrico Letta a Marco Follini, allo stesso Veltroni, a non aderire alla manifestazione. Quasi a giustificare l'appoggio a Epifani, Franceschini ha ricordato una frase del premier britannico Gordon Brown («dove c'è un disoccupato, un lavoratore che ha perso il posto, un povero, non può non esserci un progressista»). Peccato solo che il segretario del Pd si sia dimenticato di aggiungere che la crisi economica sia molto più forte nell'Inghilterra del progressista Brown che nell'Italia del conservatore Berlusconi. E qui sta il punto. In questi mesi, l'apporto di Franceschini alle misure anti-crisi, è stato a senso unico: mai suggerire seriamente, solo denigrare. Quando il governo varò misure a favore delle classi più deboli, Franceschini rispose che si trattava di una vergognosa elemosina, tanto per crearsi l'alibi della solidarietà, salvo poi riproporre, qualche settimana dopo, un'indennità «una tantum» ai disoccupati. Quando il governo predispose poi interventi a favore dell'industria dell'auto, Dario sbucò dalle nebbie padane affermando che il Cavaliere voleva appoggiare solo la Fiat, la grande industria, sacrificando tutti i «piccoli». Quando il governo decise di lanciare il piano-casa, primo volano per la ripresa economica e pacchetto molto efficace per ridare lavoro a migliaia di operai che l'avevano perduto, il segretario del Pd gridò allo scandalo parlando come Giulia Maria Crespi di «cementificazione selvaggia», quasi che, in cinquant'anni di piani regolatori, non fosse mai stata commessa un'infrazione. Sempre intempestivo, il nostro Dario: la partecipazione al corteo della Cgil avviene, infatti, all'indomani del tanto atteso annuncio, pur con la cautela del caso, del governatore della Banca d'Italia, Draghi, che la crisi comincia a far registrare segnali di rallentamento. E anche un po' Cassandra e uccello del malaugurio, il nostro Dario: il sostegno a manifestazioni di piazza, ribadisco legittime, e l'augurio da parte di qualche intellettuale di sinistra, un augurio recondito e mai esternato, che magari qualche manifestazione possa anche sfociare in disordini sociali, questi sì illegittimi, sono gli indici della deriva di un partito verso la marginalità , nella speranza del «tanto peggio, tanto meglio». Tutto ciò soltanto per un pugno di voti in più. La contropartita? Il rischio di condannare il Paese alla mancanza di un futuro costruito assieme. Mi chiedo: preveggenza o masochismo? Giancarlo Mazzuca

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