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«Questo Pdl il Cav lo aveva già in mente nel '94»

Antonio Tajani

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«Sa cosa mi disse una delle prime volte che ci incontrammo ad Arcore? I miei colleghi mi prendevano in giro dicendo che ero della Juventus e sarei dovuto diventare del Milan. Berlusconi zittì tutti: "Non cambiare squadra, chi tradisce una volta tradisce sempre"». Antonio Tajani, oggi vicepresidente della commissione europea, è uno di quelli della prima ora. Di quelli che quando Berlusconi decise di «bere l'amaro calice» ed entrare in politica lasciò il lavoro di giornalista a Il Giornale di Montanelli e si mise a disposizione. E da allora, accanto al Cavaliere, ha fatto tutta la carriera politica, da suo portavoce a parlamentare europeo ai vertici della Ue. E proprio l'Europa, racconta, è sempre stato il riferimento di Berlusconi. «Se si va a rileggere il discorso che fece nel '94 ci sono i temi dei quali stiamo discutendo oggi. Parlava di "libero mercato con regole certe e uguali per tutti"». Quello che non immaginava forse, quindici anni fa, era di arrivare al Pdl che nascerà in questa tre giorni di congresso. «L'idea c'è sempre stata, quella di arrivare ad un'unica forza politica che si doveva contrapporre ad un'altra. Certo poi in Italia è completamente cambiata la scena politica ma l'obiettivo è sempre stato quello. Quando io arrivai ad Arcore il 2 gennaio del '94 ancora non si sapeva cosa sarebbe successo. Berlusconi pensò di allargare l'alleanza con la Lega al nord e Alleanza Nazionale al sud e lui a fare da collante. Se si voleva battere la sinistra quella era la strategia. E si è dimostrata vincente fino a oggi. Certo da qui a immaginare il partito unico ce ne voleva...». Oggi nel centrodestra ci sono molti meno litigi rispetto al centrosinistra. Come mai? È solo perché all'opposizione manca un leader? «È un insieme di cose. Noi ci collochiamo nel Ppe, abbiamo un leader che dialoga con i leader di tutto il mondo e abbiamo valori che si rifanno a quelli europei. Non per niente domani il congresso sarà aperto da Wilfried Martens, presidente del Partito popolare europeo. Nel centrosinistra invece manca un'identità di vedute, non sanno ancora a quale partito aderire. Quali sono i valori di sinistra di riferimento, quelli liberali o quelli socialisti? Sembrano più un cartello elettorale che un partito». Qualche problema però il centrodestra lo ha con l'Udc. Anche oggi Berlusconi ha lanciato un appello a Casini. Riuscirete mai a ricucire questo strappo? «Io mi auguro che si risolva tutto nel Ppe, i punti di collegamento tra noi e loro sono tanti, siamo nello stesso gruppo politico, c'è identità di valori. Io, ad esempio, sono stato eletto anche con i voti dell'Udc. E la loro base si ritrova sulle nostre posizioni. La divisione è frutto più di tattiche politiche, ma in fondo non c'è una diversità sostanziale». C'è chi dice che Berlusconi più che cercare Casini cerchi i suoi elettori... «Il suo è un messaggio a tutto il partito, ai dirigenti come agli elettori». Lei è stato tra i primi ad entrare in Forza Italia. Cosa l'ha convinta a mollare tutto e a gettarsi in un'impresa che all'inizio tutti guardavano come una follia? «Il fatto che ci fosse qualcuno che finalmente faceva il portabandiera di valori che si rifanno alla nostra storia. Ad esempio, quando mi ha annunciato che il governo mi aveva scelto come vicepresidente della Ue non mi ha detto di difendere le aziende italiane, questo o quel settore. Mi ha detto "dai il meglio di te e rendi onore all'Italia". Per me è un messaggio importante, che spiega tutto quello che ha fatto fino a oggi. Berlusconi è stato un anticipatore, si è sempre battuto per difendere l'importanza del nostro Paese in Europa, ha capito per primo che a problemi globali servivano risposte globali. E il fatto che abbia scelto come uno dei suoi collaboratori più stretti Valentino Valentini, che è un funzionario europeo, fa capire quanta importanza dia a quella formazione. Così come la scelta di candidare me a vicepresidente della Ue dopo 15 anni di esperienza a Strasburgo. Vuol dire che viene premiato il lavoro che si svolge». E di Berlusconi cosa l'ha colpita di più in questi anni? «È una persona che privilegia sempre il rapporto umano. In tutte le tappe della mia vita c'è stato sempre, in quelle belle e in quelle difficili, è stato un po' come il fratello maggiore. Quando mia madre era in terapia intensiva mi disse "va in ospedale e parlale". Con me ha avuto parole toccanti».

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