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Alfano: "No alla fiducia sul ddl intercettazioni"

Angelino Alfano

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Questo è ciò che è emerso dalla riunione del gruppo dei deputati del Pdl che si è svolta ieri sera a Montecitorio alla presenza del ministro della Giustizia, Angelino Alfano che ha commentato: «Di fiducia non abbiamo parlato - ha spiegato il Guardasigilli al termine dell'incontro - anche perché il ddl andrà in Aula nella seconda decade di marzo». Intanto ieri si è parlato anche di «aggiustamenti» al testo che riguarderanno l'articolazione dei divieti di pubblicazione degli atti e le sanzioni per i giornalisti che infrangono i limiti di pubblicazione delle intercettazioni destinate a essere distrutte. La pena detentiva, prevista nei casi gravi, potrebbe essere sostituita da una sanzione pecuniaria o da un provvedimento disciplinare. «Quello che è emerso è positivo - ha detto il reggente di An, Ignazio La Russa, al termine della riunione - abbiamo confermato l'impalcatura del testo ma il Ministro apporterà qualche modifica» Il tema intercettazioni e delle norme che dovranno regolarle, è stato anche argomento di confronto tra il presidente della Camera Gianfranco Fini e il premier Silvio Berlusconi che è stato invitato ad un «confronto più approfondito» su alcuni aspetti della riforma, chiedendo di «non calcare troppo la mano», soprattutto sulle sanzioni verso i giornalisti e sulla possibilità di intercettare solo di fronte a gravi indizi di colpevolezza. Intanto l'opposizione protesta. Il Pd chiede al governo di ritirare il provvedimento e di ripensare radicalmente il contenuto del ddl. L'Udc minaccia di non votarlo e l'Idv attacca a testa bassa, poichè ritiene che la nuova disciplina comprometta l'esercizio dell'attività investigativa. Altro elemento in discussione, peraltro duramente contestato dall'opposizione che lo ritiene un ostacolo alle indagini, sono i «gravi indizi di colpevolezza» che dovrebbero essere riscontrati per fornire l'autorizzazione alle intercettazioni. Una formulazione che la presidente della commissione Giustizia Giulia Bongiorno vorrebbe sostituire con l'espressione «indizi sufficienti», soluzione, questa, da inserire forse nel maxi-emendamento sul quale il governo sarebbe intenzionato a porre la fiducia. Sul tema delle intercettazioni è intervenuto oggi anche il nuovo presidente della Corte Costituzionale, Francesco Amirante. «Se sorgeranno questioni di costituzionalità, in relazione alla libertà di stampa, le prenderemo in esame», si è limitato a replicare a chi gli chiedeva di anticipare un suo parere in merito. L'opposizione che ha duramente contestato il provvedimento fin dalle prime battute, minaccia una battaglia durissima in parlamento qualora il governo decidesse di ricorrere al contingentamento dei tempi e alla fiducia. «Gli italiani - ha dichiarato la vice capogruppo del Pd, Marina Sereni, devono sapere che con il ddl anti-intercettazioni si impedirà alle forze dell'ordine di assicurare alla giustizia i colpevoli di reati di grave allarme sociale e si colpirà il diritto di cronaca». Anche l'ex prefetto di Roma Achille Serra mette in guardia sui rischi del provvedimento. «Limitare l'uso delle intercettazioni telefoniche comporta un grave intralcio all'azione investigativa. Lo dico non da parlamentare ma da ex tutore dell'ordine, per quarant'anni in prima linea nella lotta al crimine. Spesso, infatti, è partendo dall'indagine (e dalle intercettazioni) su un banale furto che si arriva a sgominare vaste organizzazioni criminali. Per questo non si possono legare le mani degli investigatori con limiti esagerati, ma è indispensabile dare fiducia alla magistratura e al suo lavoro».

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