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"Walter ha sbagliato a non rimanere"

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Ennio Morricone

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Un sogno che, sedici mesi dopo, si è infranto contro l'ennesima sconfitta elettorale. In quelle liste c'era di tutto e di più: dall'ematologo Franco Mandelli all'architetto Massimiliano Fuksas, dalla scrittrice Lidia Ravera al regista Ferzan Ozpetek. Alcuni restarono fuori, altri vennero eletti tra i 2.800 membri dell'Assemblea Costituente. La stessa che domani dovrà scegliere il successore di Walter o un percorso alternativo che aiuti il partito ad uscire dalla secca in cui si è arenato. Tra gli eletti c'era anche il compositore premio Oscar Ennio Morricone che però ammette: «Non ne sapevo niente». «Mi hanno messo in lista e ho preso diversi voti - continua - ma dopo le primarie ho scritto a Veltroni per dirgli che non potevo assumere alcun incarico. Lui mi ha risposto e mi ha detto che era d'accordo con me». Quindi lei domani non sarà alla Nuova Fiera di Roma? «Certo che no». È preoccupato per le sorti del Pd? Perché, secondo lei, il sogno di Walter non si è realizzato? «Francamente non so dare giudizi, non sono molto dentro le cose della politica». E per la sorte di Veltroni è preoccupato? «Mi dispiace che Veltroni abbia abbandonato. Ho e ho sempre avuto grande stima di lui. Lo conosco da una vita e conoscevo molto bene sua madre». Secondo lei cosa doveva fare? «Doveva rimanere lì e, se necessario, correggere la linea del partito».   Perché un uomo che ha inventato il «modello Roma» ed ha raccolto una marea di consensi alle primarie fallisce dopo appena 16 mesi? È rimasto vittima di un complotto o dei suoi errori? «Non voglio dare giudizi. Ma forse un partito che viene creato in quella maniera e che punta tutto sull'educazione politica e sulla morale, in questo Paese non paga».   Ed ora, che ne sarà di Veltroni? «Lo ha detto lui: tornerà a fare il parlamentare normale. Anche se la sua non è una personalità normale».   Quindi non lascerà la politica? «Non penso proprio». Magari tornerà a guidare il Pd. «Non lo so. Ma credo che il Pd, anche se non subito, debba affidargli un qualche ruolo di responsabilità».   In realtà sono in molti a sostenere che anche lui, in fondo, è espressione di una classe dirigente vecchia e che sarebbe meglio fare piazza pulita. «Io credo che se una persona è di grande valore l'età non conti. Andreotti, ad esempio, ha fatto il presidente del Consiglio per tantissimi anni. Anzi, con l'età e l'esperienza, si matura».  

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