Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il Pd si unisce solo contro Berlusconi

default_image

  • a
  • a
  • a

Alla fine, anche se Walter Veltroni e Oscar Luigi Scalfaro provano a diffondere buonismo, si tratta di una manifestazione contro Silvio Berlusconi. Talmente contro che pure Gianfranco Fini diventa funzionale allo schema. In fondo questo è l'unico modo che il Pd ha per dare l'immagine di un partito compatto. E infatti, nella piazza davanti alla sede del mai troppo rimpianto Ulivo (una bandiera verde sventola ancora orgogliosamente a ricordare i tempi che furono), ci sono tutti. Da Massimo D'Alema a Pierluigi Bersani, fino a Franco Marini. Ci sono anche Armando Cossutta e gli uomini di Antonio Di Pietro (l'ex pm, dopo aver denunciato per l'ennesima volta il rischio dittatura, non si fa vedere). A conferma che quando si tratta di mandare un segnale al premier, la piazza si riempie facilmente. Certo, quella organizzata dal Pd non è affatto piena. E forse per questo il partito evita accuratamente di fornire cifre limitandosi a parlare di «oltre 200mila contatti web». Ma visto i tempi che corrono anche 600-700 persone sono, per Veltroni e i suoi, un segnale che dalle parti dei Democratici c'è ancora vita. Oscar Luigi Scalfaro prova a trasformare questo debole segnale di salute, in qualcosa di più consistente. L'ex presidente della Repubblica, sciarpa bianca e piumino nero, sale sul palco e siede dietro un leggio, circondato dai giovani del Pd (i big sono mischiati tra la folla). Sembra uno scolaro al primo giorno di scuola. Inizia con una dichiarazione d'amore nei confronti della Carta: «Noi ti vogliamo bene, ti amiamo». La gente applaude, ma vuole qualcosa di più. Scalfaro spiega che non è tempo di «inutili polemiche», ma ricorda con fermezza che «la Costituzione è stata scritta per tutto il popolo italiano. Serve per unire, mai a dividere». Qualcuno urla: «Dillo a Bossi e Berlusconi». Ma il senatore a vita non sembra intenzionato a cavalcare l'onda della polemica. Per questo non nomina quasi mai il premier limitandosi a precisi colpi di fioretto. Come quando, parlando della Costituzione nata dalla tradizione filo-comunista (il Cavaliere lo ha sostenuto pochi giorni fa), attacca: «Affermare questo è solo frutto di ignoranza». Quindi si concede un tuffo nei ricordi. Parla della Costituente, dello spirito che mosse democristiani, socialisti e comunisti, e assicura: «Non abbiamo mai detto che la Costituzione non si può toccare. Vogliamo aggiornarla, ma non possiamo stravolgerla. Non si possono toccare i valori di fondo, la libertà, la giustizia, i diritti primari delle persone». Difesa la Carta, bisogna difendere Giorgio Napolitano. «Il Presidente della Repubblica - ricorda - è il difensore e il tutore della Costituzione. Lo salutiamo e lo difendiamo. Ma qui ci fermiamo perché rispetto vuole che non si esageri e non si dia adito ad interpretazioni che queste nostre dimostrazioni siano il tentativo di tirare il presidente da una parte». A questo punto c'è bisogno di un finale in crescendo. L'ex Capo dello Stato si rivolge direttamente a Berlusconi e la folla si infiamma. «In questi giorni - esordisce - il presidente del Consiglio ci ha preoccupato». La gente fischia, qualcuno urla: «Bisogna staccargli il sondino». Ma Scalfaro prova a fermarli, non vuole scatenare polemiche. Cita le dichiarazioni rilasciate dal Cavaliere nelle 24 ore dello scontro istituzionale con il Colle. «Credo di avere il titolo per rivolgermi al premier - dice - con rispetto e con pacatezza: non ci faccia vivere giornate con timori che riguardano la nostra Patria, la sua libertà e la sua democrazia». La piazza si scioglie in lungo applauso. L'affondo di Scalfaro si ferma qui. Ci pensano gli altri a rendere un po' più antiberlusconiano il suo pensiero. «Appare evidente - attacca il capogruppo dell'Idv alla Camera Massimo Donadi - che c'è un disegno eversivo. Berlusconi ha una visione del potere che non accetta confronti e si basa su un consenso manipolato attraverso le televisioni». E Veltroni rincara la dose: «L'idea del presidente del Consiglio di trasferire nelle mani di una sola persona il potere legislativo è estranea alla Costituzione». «È paradossale che chi afferma oggi che la Carta è nata per unire - replica il vice presidente dei senatori Pdl Gaetano Quagliariello - sia protagonista di una manifestazione che ha la chiara intenzione di dividere il Paese». Insomma la polemica non si placa. Ma il Pd una cosa l'ha ottenuta. Per un giorno è riuscito a portare in piazza quasi tutti i suoi big (mancava solo Francesco Rutelli). Certo, per farlo ha dovuto rispolverare un pò di odio nei confronti di Berlusconi. E forse Scalfaro, salutando tutti con un cattolicissimo «che Dio vi benedica», pensava anche a lui.

Dai blog