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Con la manovra economica il governo «sceglie di abbassare ...

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Non accetto speculazioni demagogiche sulla povera gente. Non accetto la demagogia dei ricchi nei confronti dei poveri». Meglio «una cosa in più da dare ed una chiacchiera in meno». Tesi ribadite anche dai ministri Maurizio Sacconi e Renato Brunetta, con il primo che definisce «ridicole» le cifre fatte dal leader sindacale e il secondo che parla di «sacrifici necessari anche per i salari perchè oggi il nemico e l'inflazione». È sempre la Festa nazionale della Cisl il terreno di scontro sulla manovra. Su un palco i leader di Cgil, Cisl e Uil, il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei, e Tremonti. Il giudizio della Cgil è netto. Il segretario generale Epifani boccia la scelta del governo di fissare nel Dpef all'1,7% l'inflazione programmata per il 2009 (un punto di riferimento per il rinnovo dei contratti) e a due conti: «un salario di 25 mila euro perde 1.000 euro nel biennio, se poi per il terzo anno si continua così, si raggiunge una cifra vicina ai 1.500 euro». E se «aggiungiamo anche il fatto che non c'è una restituzione fiscale ai lavoratori dipendenti, è chiaro che il Governo sceglie di ridurre i salari e peggiorare la condizione dei lavoratori». Ma Tremonti rispedisce al mittente le critiche. Il Dpef? «Un documento surreale che non serve a niente, un pezzo del passato». Perchè all'1,7% l'inflazione programmata? «Telefonate alla Bce e vi spiegherà il motivo». Il ministro poi spiega che se oggi le famiglie soffrono l'aumento dei prezzi è «colpa della speculazione che di colpo di si è mossa, passando dalle perdite sui mercati finanziari ai tentati guadagni sui mercati delle materie prime». È il caso del petrolio record. «Fin quando con la speculazione vanno in galera a Wall Street non ce ne importa meno - dice Tremonti - ma se ci toccano il prezzo del pane a casa nostra dobbiamo reagire». Anche qui una stoccata alla sinistra ed al sindacato: «Perchè della speculazione non hanno mai parlato?» Poi attacca a testa bassa la sinistra: «Ha sposato il modello dei manager: si vestono come manager, fumano sigari, hanno gli yacht». Si fa setire anche Sacconi ricordando che il tasso di inflazione programmata «è sempre stato definito con un forte scostamento rispetto all'inflazione perchè deve essere un obiettivo del governo per il contenimento del carovita. Dopodichè si tratta di obiettivi relativi, come è successo ad esempio nel pubblico impiego. In ogni caso oggi è finita quella fase nella quale i contratti erano orientati al tasso d'inflazione. Oggi il problema quello di collegare i salari alla produttività». Per il leader della Uil, Luigi Angeletti, «non si possono ridurre i salari sulla base di una finta inflazione» e avverte: «per i rinnovi contrattuali i sindacati non faranno riferimento al Dpef ma al reale aumento dei prezzi». Il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei concorda con il governo: «Si è fatto sempre così» ma non nasconde di temere le ripercussioni al tavolo sulla riforma del modello contrattuale: «lo scontro con i sindacati certamente non aiuta».

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