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Tragedia a Mineo, sette indagati per omicidio

Mineo, Catania

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Gli indagati: il sindaco del comune catanese, Giuseppe Castania; il responsabile dell'ufficio tecnico comunale, Marcello Zampino, 4 assessori comunali, Antonino Catalano, Giuseppe Mirata, Giovanni Amato e Giuseppe Virzì e il legale rappresentante dell'azienda privata del ragusano, Sebastiano Carfì, per il quale lavoravano due delle sei vittime. L'inchiesta ruota sopratutto attorno a un interrogativo: perché i sei operai - quattro dipendenti comunali e due della ditta privata - sono scesi dentro quella vasca che si è poi trasformata in una «camera della morte»? Una operazione che «non è prevista né dalle nostre procedure aziendali, né dalle disposizioni del committente», puntualizzano i responsabili della ditta Carfì. E anche il sindaco Castania conferma che ci sarebbe stata una violazione dei protocolli di sicurezza, «visto che nella vasca non ci sono gradini per potervi accedere». Di certo la Sicilia, e non solo, è a lutto. Oggi di darà il via alle autopsie che si concluderanno domani. Ma, intanto, continuano ad elevarsi grida di dolore. Come quelle di Graziella Burgio, 70 anni, madre di Salvatore Smecca, una delle vittime. Straziata dal dolore, mamma Graziella, rimasta vedova 30 anni fa, mormora: «Quanto hanno pianto questi miei occhi. Ma se alla morte di tuo padre ho trovato la forza di reagire e di lottare, ora con la tua scomparsa, Salvatore mio, non ho più energie né motivo per vivere, voglio seguirti e morire anch'io...». Circa la causa della tragedia, rimane sempre più probabile l'ipotesi che i sei operai siano morti a causa della scarsità di ossigeno della vasca del depuratore in cui lavoravano e della presenza di esalazioni nocive che si sono sviluppate dai fanghi neri.

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