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Alessandro Usai [email protected] Entra nel vivo la partita ...

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Nelle scorse settimane Palazzo Chigi aveva sondato il terreno con alcuni avvocati di indubbia fama, come lo studio legale Origoni-Grippo e quello di Guido Rossi. La risposta è stata unanime: in termini giuridici, la nomina di manager delle società pubbliche rientra nei compiti della gestione ordinaria di un governo. I giorni già cadenzati per la riunione delle assemblee sono il 22 aprile (Eni ed Enel, in seconda convocazione rispettivamente il 28 e il 29) ed il 27 aprile (Terna, in seconda il 28). Ma accanto al diritto c'è anche la questione politica e giudiziaria, divenuta cruciale. Partiamo dalla prima. Walter Veltroni aveva inizialmente mantenuto una posizione defilata ma ora vuole avere voce in capitolo in scelte strategiche per i big di Piazza Affari controllati dallo Stato. Il segretario del Pd deve fare i conti con Romano Prodi che ha formalmente il pallino in mano ed insieme a Enrico Micheli e Angelo Rovati è pronto a giocare le sue carte fino alla fine. Una partita seguita molto da vicino anche da Gianni Letta a cui Berlusconi ha delegato la supervisione dell'intera vicenda, su cui vigila anche il Quirinale. Fin qui la politica. La magistratura però influirà, non poco, sull'esito finale in seguito all'indagine della Procura di Roma per la presunta mazzetta che farebbe da contorno alla cessione di Wind alla Orascom dell'egiziano Naguib Sawirs. Un buon numero di dirigenti Enel, secondo l'ipotesi di accusa, avrebbe diviso una maxi tangente con l'amministratore delegato (all'epoca dei fatti direttore generale) Fulvio Conti. Uno dei pochi che nelle scorse settimane era certo della riconferma per i prossimi tre anni. L'inchiesta potrebbe non giovare anche a Paolo Scaroni, l'attuale numero di Eni che non risulta tra gli indagati, ma all'epoca dei fatti era amministratore delegato di Enel. Se saltasse Scaroni, all'Eni arriverebbe Corrado Passera, attuale amministratore delegato di Intesa SanPaolo stimato da Pd e Pdl (ma soprattutto, come Scaroni, dal mercato). Nel Paese delle coincidenze bisognerebbe anche chiarire il reale potere di un direttore generale di una società pubblica, del Consiglio di amministrazione, del presidente e soprattutto del Consiglio dei Ministri. In attesa di risposte, Conti si era guadagnato la riconferma (dal mercato) con l'operazione spagnola su Endesa. Difficile che ora possa rimanere: al suo posto potrebbe finire l'amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, manager vicino al Pdl. Rimarrebbe vacante la poltrona di Terna che in puro stile da manuale Cencelli finirebbe in quota Pd. Un giro di valzer a cui parteciperà il presidente del gruppo elettrico, Piero Gnudi. Bolognese come Prodi, dovrebbe cedere la poltrona ad Augusto Fantozzi e traghettare verso la Rai. Destinato a essere sostituto pure Massimo Sarmi, presidente delle Poste da sempre vicino ad Alleanza Nazionale. Dovrebbe lasciare il posto a Giovanni Ialongo, commissario straordinario di Ipost, molto sponsorizzato dal Pd, in particolare da Franco Marini. In lizza anche Francesco Mengozzi e Paolo Cuccia che valutano la soluzione Tirrenia in quanto il numero uno Franco Pecorini sembra in uscita. Infine la matassa Finmeccanica, società ben gestita dal presidente e amministratore delegato, Pierfrancesco Guargaglini. La fame di poltrone è tale che l'incarico potrebbe essere diviso: a Guarguaglini, in sintonia con il Pdl, la presidenza con la delega strategica, mentre per la carica di ad è testa a testa tra il direttore generale in quota d'alemiana del Pd, Giorgio Zappa, e il condirettore stimato dagli imprenditori genovesi e dal ministro Bersani, Alessandro Pansa.

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