Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Casini pronto all'addio «Ma è colpa di Silvio»

default_image

  • a
  • a
  • a

Ieri la direzione del partito lo ha ufficialmente candidato a premier, ribadendo che il partito non cederà al diktat del Cavaliere. «Siamo disponibili a trattare su tutto — spiega in serata Rocco Buttiglione — ma non a rinunciare al simbolo. Noi vogliamo presentare una nostra lista con il nostro marchio. Siamo sempre stati alleati, non vedo perché adesso ci siano tutte queste difficoltà». Ma la situazione a molti sembra ormai lontanissima dalla possibilità di raggiungere un accordo. Più probabile, invece, l'apertura di un dialogo con la «Rosa Bianca». Anche se dal partito di Pezzotta, Baccini e Tabacci ieri sono arrivate solo secche smentite: «Non c'è stato alcun contatto, noi andiamo avanti per la nostra strada. Se Casini vuole può chiamarci ma sappia che dovrà rinunciare a candidare qualcuno dei suoi...». Mario Baccini è ancora più preciso: «Nulla di nuovo. Non c'è alcuna trattativa in corso, la nostra posizione è chiara: né a sinistra, né a destra, ma in alto, dove stanno i valori. La posizione della Rosa Bianca è legata al rispetto di un codice etico che verrà reso noto nei prossimi giorni». Il leader dell'Udc deciderà entro il fine settimana. Probabilmente ragionando anche sul sondaggio commissionato alla Opn Lorien consulting che gli è arrivato e che danno l'Udc al 5,6 per cento di consensi elettorali con un bacino potenziale dell'11. Forza Italia si attesta al 30 e l'intero centrodestra al 57 per cento. Lo studio è stato condotto su un campione di mille persone e rivela che «l'analisi dei potenziali flussi elettorali indica in Forza Italia il bacino di provenienza maggiore per gli elettori che potrebbero scegliere l'Udc alle prossime politiche». Intanto ieri Casini alla direzione nazionale ha ribadito la sua linea: sì a una collaborazione con il Pdl no a una annessione. «Quando 14 anni fa nacque il Polo della libertà, al quale siamo rimasti fedeli sempre, nella buona e nella cattiva sorte — ha spiegato — non avremmo mai pensato un giorno di dover rinnegare i nostri valori e le nostre radici per avere cittadinanza in questa area politica». «Oggi questa scelta — ha proseguito — ci è richiesta con il pretesto delle semplificazioni: in realtà aderire a un listone così composito da comprendere Mastella e Fini, Mussolini e Dini, Capezzone e Giovanardi, dubito che possa aiutare la governabilità del Paese o contribuire alla serietà della politica. Siamo pronti alla collaborazione ma non all'annessione di un disegno che non ci appartiene e che non sentiamo nostro. La colpa che ci viene imputata non è di aver fatto ribaltoni o di non essere stati fedeli ai nostri elettori o di aver tenuto comportamenti immorali o di chiedere posti, ma solo e semplicemente di non dimenticare la nostra storia e la nostra identità». Ma Pier Ferdinando non vuole ancora chiudere tutte le possibilità di entrare nel nuovo partito del Cavaliere. «Di queste cose vorrò parlare ancora, nelle prossime ore con Berlusconi perché sia chiaro che la volontà di dividere questo popolo non è di chi conserva l'orgoglio della propria storia e identità ma di chi pretende l'immissione forzata nel proprio partito scegliendo nella Lega l'alleato unico e preferenziale, realizzando così una vera e propria mutazione genetica dell'alleanza». «Qualche ora di riflessione in più non toglierà nulla all'efficacia della nostra campagna elettorale — ha proseguito — ma renderà ancor più chiara la responsabilità di tutti e di ciascuno per questa lacerazione che subiamo in nome della dignità e dell'onore». Da Alleanza Nazionale è arrivato un appello a Casini a non predere l'occasione di allearsi con il Pdl. «Fino all'ultimo mi auguro che ci siano i margini per coinvolgere ancora l'Udc — ha commentato Andrea Ronchi, portavoce di Alleanza Nazionale — È in gioco una partita troppo importante e agli amici dell'Udc dico: "non perdete questa grande occasione per dare al Paese un sistema duraturo e rafforzare l'alternanza". Una occasione storica...».

Dai blog