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Un polverone per accelerare sulla Gentiloni

Rai

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Anzirilancia l'approvazione in tempi brevi del ddl Gentiloni sulla Rai, evitando così anche l'uscita di Fabiani dal CdA. Il tutto prendendo a pretesto le intercettazioni pubblicate ieri da Repubblica e da cui emergerebbe l'esistenza di relazioni tra esponenti Rai e Mediaset in merito alle programmazioni di cronaca e politica tali da creare un «clima collusivo» come lo ha definito il ministro Gentiloni. Manco a dirlo dietro questa «rete» ci sarebbe il Cavaliere che nel lontano 2004 e 2005 avrebbe tirato i fili per avere un'informazione compiacente. Nel mirino, in particolare, le telefonate di Debora Bergamini, attuale direttrice marketing strategico Rai. Una vicenda su cui il dg Cappon ha fatto già sapere di aver attivato un'indagine esterna per fare piena luce mentre Mediaset annuncia querele. In effetti le intercettazioni pubblicate fanno riferimento a uno specifico filone d'inchiesta, quello sul fallimento di Hdc-Datamedia, la società guidata dal sondaggista Luigi Crespi. Si tratta di brogliacci non collegati alla vicenda e non considerati penalmente rilevanti. E invece sono serviti per infiammare il clima attorno alla Rai con il centrosinistra che ha sfruttato l'occasione per chiedere l'approvazione immediata del ddl Gentiloni. Dal Senato la capogruppo del Pd, Angela Finocchiaro, invita a «mettere mano con urgenza a una riforma del sistema radiotelevisivo» e quindi «accelerare l'iter della Gentiloni è oggi più necessario». Pensiero condiviso anche da Palazzo Chigi che sulla vicenda spiega che ormai «la Rai ha bisogno di una riforma, vera, autentica e democratica per tutelare la libertà di informazione e le regole aziendali e civili». Dal leader del Pd, Walter Veltroni giunge invece l'accusa di «comportamenti in contrasto coi principi della libera concorrenza, del mercato e con i doveri del servizio pubblico», rilanciando la sua proposta di un amministratore unico per la Rai. Intanto il centrodestra fa quadrato. Mario Landolfi, presidente della Vigilanza chiede di «evitare strumentalizzazioni politiche», mentre Renato Schifani, accusa il centrosinistra di «accelerare l'iter di una legge che ha il preciso obiettivo di distruggere le aziende del presidente Berlusconi».

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