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Da Forza Italia appello a Berlusconi: «Troppi pericoli, non votiamo la missione»

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Le modalità del rilascio di Daniele Mastrogiacomo, il ferimento del soldato italiano, le perplessità di Washington e Londra sulla linea del governo, le aperture ai talebani dei Ds, sembrano aver spinto l'opposizione ad un cambio di direzione rispetto al voto di Montecitorio. Cresce dunque la voglia di dire no al decreto (in votazione la prossima settimana in Senato). Una prima mossa arriva da oltre 100 deputati di Forza Italia che hanno deciso, con una lettera ufficiale, di invitare Silvio Berlusconi a schierarsi apertamente. Ovvero a dire che questo decreto non «s'ha da fare». Anche se ufficiosamente qualcuno pensa che la lettera arrivi direttamente dalla mano del Cavaliere, ufficialmente la missiva è stata scritta da alcuni deputati azzurri (tra cui Guido Crosetto, Antonio Martino, Isabella Bertolini, Stefania Prestigiacomo, Angelino Alfano e Francesco Giro, tutti vicinissimi al Cav). Messa poi al voto, la lettera ha avuto il placet di quasi tutto il gruppo azzurro. In sostanza i parlamentari invitano l'ex presidente del Consiglio a non dire sì al rifinanziamento della missione in Afghanistan semplicemente «perché la situazione è cambiata. Noi siamo e saremo sempre amici degli americani - si legge nel preambolo - ma non possiamo acconsentire ad una missione che, in questi termini, non garantisce la sicurezza dei nostri soldati». E Paolo Bonaiuti, portavoce di Berlusconi, spiega: «La posizione del partito è ancora da valutare». In serata lo stesso Cavaliere fa sapere che la lettera corrisponde «al sentimento dei cittadini e della gente comune. Certamente è un tema che merita una profonda riflessione». Ma la missiva per ora crea scompiglio dentro Forza Italia visto che il capogruppo Elio Vito protesterà per non essere stato informato. La sostanza comunque resta. Berlusconi aspetta di dettare le condizioni per dare il suo assenso. Gianfranco Fini media, parla con l'Udc e cerca di convincerli a non dare il sì scontato. Ma Pier Ferdinando Casini non molla. Taglia corto: «È un atto dovuto e basta». Ma Mario Baccini, anche lui Udc, avverte: «Rivediamo le regole d'ingaggio». Il segretario Cesa è costretto ad ammettere: «La nostra posizione non cambia ma è molto importante valutare i cambiamenti del contesto internazionale». Lo stesso Fini in serata avverte: «La situazione è tutt'altro che definita ed è prevedibile che fino all'ultimo momento ci possano essere delle novità, a cominciare dal nostro atteggiamento». E l'apertura di ieri di D'Alema che parla di nuovi mezzi militari va incontro proprio alle richieste che vengono dal'opposizione. Si apre dunque un dialogo tra maggioranza e opposizione, una fase che al Quirinale seguono con attenzione e che certamente non suscita dispiacere.

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