Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

IL PROVVEDIMENTO di allontanamento del senatore Franco Turigliatto, deferito al Collegio di garanzia ...

default_image

  • a
  • a
  • a

Almeno sentendo la sinistra critica, che parla di «rischio implosione», dopo che è arrivata anche la richiesta di espulsione dell'onorevole dal Senato, richiesta inoltrata da vari leader della coalizione di Prodi. Ora, il partito guidato da Franco Giordano è, per Luigi Malabarba, esponente dell'ala più massimalista ed ex senatore, sotto il giogo del governo e ora «paga per questo suo atteggiamento servile all'esecutivo». Il provvedimento deciso nei confronti del senatore torinese indica che «è in atto prima di tutto un comportamento scissionista da parte della maggioranza, che ha escluso il portavoce principale della minoranza di sinistra critica, un fatto mai avvenuto nella storia di Rifondazione». Per il partito è invece «una rottura con la propria storia e con la propria base sociale» e questo può avere «un'influenza» sulla tenuta del governo, che «dispiace dirlo, ma una maggioranza in Senato non ce l'ha» e portare lo stesso Prc a «un'implosione». Sulla possibilità di scissioni interne al partito, con il progressivo distaccamento dell'ala più radicale, Malabarba ha le idee chiare: «L'associazione sinistra critica non pensa a una scissione per costruire l'ennesimo partitino super radicale, occorre invece costruire una nuova soggettività politica, uno strumento che faccia politica, senza che assuma la forma del partito tradizionale». Serve per il senatore dimessosi a ottobre, «una formazione sociale, la cui modalità di esistenza deve essere assolutamente discussa e approfondita». Scissione o meno, per Rifondazione all'orizzonte c'è comunque «il suo stesso superamento» con il progetto della Sinistra europea. E l'accelerazione di questo disfacimento potrebbe essere, per Malabarba, un appuntamento cruciale per la maggioranza come il decreto di rifinanziamento delle missioni all'estero, Afghanistan in primis. La posizione del governo in merito è «fumo negli occhi per convincere la sinistra radicale ad avere meno mal di pancia nell'approvare il provvedimento. I prossimi mesi saranno di maggiore coinvolgimento per gli italiani in quel teatro di guerra. Se Rifondazione appoggerà il governo, si troverà in una difficoltà enorme», prevede Malabarba, per cui il Prc «farebbe bene a riflettere sull'opportunità di un appoggio esterno». Insomma, a sentire Malabarba, Turigliatto ha agito secondo coscienza. E l'onorevole stesso ha detto che «l'espulsione da Rifondazione comunista mi è sembrato un provvedimento da vecchio Pci. A cui, non per caso, non sono mai stato iscritto. Ho ricevuto migliaia di sms e email di solidarietà, mi invitano a resistere. Le mie dimissioni? Non le ritiro, è una questione di coerenza. Ma vediamo cosa decide l'aula». Di tutt'altro umore il commento alla vicenda del ministro Paolo Ferrero: «Ritengo plausibile che un parlamentare si alzi in aula e dica che non è d'accordo col Governo, ma che per disciplina vota come gli ha chiesto il partito. Non ritengo legittimo che uno voti come vuole, facendo magari cadere il governo che abbiamo faticosamente messo in piedi con l'impegno di migliaia di compagni». «Un partito — ha aggiunto Ferrero — deve essere assolutamente democratico nel suo funzionamento, e Rifondazione lo è. Ma credo che ci sia un punto in cui scatti la disciplina ed è sul voto che i parlamentari danno in quanto rappresentanti di Prc, tutti eletti su liste bloccate costruite dal partito».

Dai blog