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Baldassarri: «Il governo ha troppe posizioni Ora dobbiamo tutelare le fasce più deboli»

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Del resto basta chiedere a qualcuno cosa sa di quello che sta succedendo su pensioni e Tfr... Poco, o niente». Il senatore di Alleanza Nazionale, ex viceministro all'Economia e presidente dell'Associazione «Economia Reale» Mario Baldassarri, tracciando un primo bilancio di questo post-Finanziaria, fa emergere la necessità di un confronto tra le istituzioni e le parti in gioco proprio per l'esigenza sempre più viva di chiarezza da parte dei cittadini. Cosa che ora, manca proprio. «Poi dopo questa Finanziaria, non ne parliamo proprio. Una mazzata fiscale che non serve a correggere il deficit pubblico ma semplicemente a finanziare la spesa pubblica corrente a discrezione dei ministri». Il centrosinistra sostiene che il momento economico del Paese rispecchia quello che voi avete lasciato con il precedente governo. «Non è affatto così. La situazione economica italiana prima di questa Finanziaria era sicuramente di forte ripresa, basti pensare che nel 2006 abbiamo avuto una crescita dell'1,8%. Di certo non è un dato dirompente ma è reale. Dato che andava sostenuto per arrivare quest'anno a oltre il 2%. Altro dato importante è che la finanza pubblica era sotto controllo, con il deficit pubblico sotto il 3%. Quindi tutto in piena norma. Ma poi ci ha pensato il governo Prodi a truccare i conti...». Intende con la Finanziaria? «Beh è palese a tutti che questa Manovra è stata una mazzata fiscale di tasse che non servono a correggere il deficit pubblico ma semplicemente a finanziare ulteriormente la spesa pubblica corrente, a discrezione dei ministri, però. Saranno loro a decidere come spenderli. Da qui l'evidente effetto recessivo di questa Manovra sull'economia italiana. Così, quest'anno invece di arrivare al 2% di crescita, scenderemo dall'1,8% all'1%. Del resto questo è sostenuto da tutti centri di previsione. Questa Manovra determinerà il fallimento di tutti e tre gli obiettivi fissati dal Governo: sviluppo, risanamento ed equità. Il freno allo sviluppo economico del Paese è stimabile attorno a quasi l'1% del Pil e, per effetto, il deficit aumenterà di almeno mezzo punto, determinando il fallimento del risanamento dei conti pubblici. Quanto all'equità, i pochi spiccioli di risparmio cui beneficerà solo a quella fascia di popolazione il cui reddito netto mensile si aggira tra i 1000 e 1500 euro verranno vanificati dalle sovrattasse degli Enti locali cui il governo ha invece tolto ingenti risorse. E intanto la gente paga subito le tasse. Poi il resto si vede dopo. È vero che il governo ha detto di voler fare le riforme strutturali, frenando l'economia. Ma purtroppo c'è una maggioranza che la pensa in modo del tutto contrastante. Lo vediamo quotidianamente quanto siano in disaccordo tra loro. Un argomento su tutti, le pensioni». Argomento su cui ci sono diverse posizioni all'interno della maggioranza e dell'opposizione... «Sì, troppe. C'è bisogno di un confronto a questo punto, tra gli esponenti di destra e quelli di sinistra, in modo da far emergere le posizioni. Con la mia associazione abbiamo sempre cercato di fare proprio questo, organizzare delle occasioni di confronto tra le parti. E non intendo solo le parti politiche ma tutti i soggetti coinvolti, che devono avere la possibilità di dire la loro. Deve essere un confronto serrato ma pacato». Quali sono i principali problemi che Lei vede sul fronte pensioni? «Dal 1995, sulle pensioni ci sono essenzialmente due problemi. Il primo riguarda l'adeguamento dell'età media, che si alza sempre di più, all'età pensionabile. Nel '69, quando cioè entrò in vigore la riforma Brodolini, c'erano 4 lavoratori attivi e un pensionato. Quindi se ognuno dei quattro pagava i contributi sociali si riusciva a pagare il 100% della pensione dell'unico pensionato. In più, sempre nel '69, chi andava in pensione a 57-60 anni, avendo pagato 35 anni di contributi, usufruiva della sua pensione solo per 10 anni, perché, più o meno, a 67 anni si moriva. Questi erano i due pilastri della riforma del 1969. Ora le cos

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