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TEMPI più difficili per i dipendenti pubblici che commettono reati.

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La novità è contenuta nel disegno di legge presentato dal ministro per le Riforme Luigi Nicolais e approvato dal consiglio dei ministri prima di Natale. Sono i reati che hanno caratterizzato la stagione di Tangentopoli e che rendono intollerabile la prosecuzione del rapporto di lavoro. Secondo la normativa attuale, c'è il licenziamento, senza l'apertura del procedimento disciplinare, se, con rito ordinario, il dipendente viene condannato ad una pena di almeno tre anni. Diverse, invece, le conseguenze in caso di patteggiamento: sempre secondo la disciplina vigente, il dipendente che beneficia dello sconto di un terzo della pena, ridotta quindi a due anni, non perde il posto automaticamente. Il provvedimento Nicolais equipara, pertanto, chi subisce la condanna piena a chi patteggia. La tesi esposta nella relazione che illustra il disegno di legge è che il reato in sè mina il carattere fiduciario del rapporto tra il dipendente e l'amministrazione (che rappresenta il datore di lavoro). Il fatto che la pena possa essere decurtata per ragioni processuali «non può attenuare l'impatto del reato sul rapporto di lavoro». L'obiettivo è quello di evitare che procedure che puntano a semplificare ed accelerare la definizione del giudizi penali «possano determinare benefici indiretti sui rapporti di lavoro pregiudicandone l'azione disciplinare». Che si dovrà aprire, comunque, per tutti gli altri reati e le cui sanzioni saranno graduate a seconda della gravità del fatto commesso: si va dalla multa fino al licenziamento passando dalla sospensione dal lavoro per un certo periodo di tempo. Il dirigente preposto all'apertura del procedimento disciplinare che risulterà inadempiente sarà considerato responsabile per danno all'immagine davanti alla Corte dei Conti. Non solo: il suo comportamento sarà valutato anche sotto il profilo delle performance dirigenziali. Il provvedimento obbliga, inoltre, gli uffici amministrativi a comunicare tra loro lo stato dell'arte del procedimento penale. In particolare, oggi la Procura della Repubblica competente comunica all'Amministrazione l'avvio dell'azione penale senza dare notizia però dell'eventuale sentenza di condanna. Da qui l'incertezza in cui versano le amministrazioni, costrette a dover richiedere periodicamente gli aggiornamenti sull'esito del giudizio. La cancelleria del tribunale dovrà quindi trasmettere l'estratto della sentenza di condanna per consentire alle amministrazioni di adottare i provvedimenti di propria competenza.

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