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Critiche ai vertici azzurri: «Preferiscono chi va in tv a chi lavora in silenzio»

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Non sono la Carfagna. Insomma, non sono quelle che vanno in tv. Sono le donne del Cavaliere. Anzi, le «altre» donne di Berlusconi, quelle poco note, quelle che lavorano in Parlamento lontano dai flash dei fotografi. Sono le nuove azzurre, in rivolta contro il vertice del partito e che si fanno avanti. Ricordano che a Gubbio, la tre giorni di settembre in cui è stato ridisegnato il partito, era stato deciso di rinnovare l'immagine troppo patinata e sbrilluccicante, fatta spesso di lustrini e paillettes, e di rinnovare il volto della politica. Forza Italia è un partito non tradizionale che ha visto la luce solo nel 1996 e, con la geniale intuizione del suo leader sull'idea di libertà, di sviluppo e del Paese, ha attirato un larghissimo consenso fino alla vittoria elettorale del 2001 in cui determinante è stato il peso delle elettrici. «Ma le donne che votano FI — rimarca la senatrice Burani Procaccini, responsabile nazionale per le politiche della famiglia e dei minori — sono donne di 40 anni, non veline, alle prese con figli, famiglia e lavoro, che spesso non hanno tempo per il parrucchiere e vogliono risposte normali e non un Partito da spot televisivo; mentre Forza Italia ha privilegiato la "donna immagine" con poca esperienza politica». L'immagine fatua che i media danno della politica e la sua spettacolarizzazione penalizzano le donne che, magari non «bucano» lo schermo, ma si impegnano duramente, fanno un lavoro immane, sotterraneo e silenzioso, lontane dal tubo catodico. È il caso di quel drappello di donne che fin dall'inizio hanno affiancato il Cavaliere nella sua azione politica. La maggior parte con lunghe gavette o provenienti dalle esperienze politiche dei partiti tradizionali, pensiamo a Elisabetta Casellati, Margherita Boniver, Teresa Armosino, Maria Burani Procaccini, Laura Bianconi, Ombretta Colli, Valentina Aprea, Isabella Bertolini, Patrizia Paoletti Tangheroni e alle neo-elette Cinzia Bonfrisco e Maria Stella Gelmini. Defilate, professionali, esperte del sociale, della sanità, di economia, di istruzione e di politica internazionale, lavorano sodo incollate alla scrivania o in giro come trottole sui territori. Puntano a traguardi politici concreti, non di forte impatto mediatico o mancanti di una giusta comunicazione. «Che non di rado imputo a me stessa — dice con autocritica la senatrice Bianconi — Mi preoccupo più di studiare e documentarmi piuttosto che comunicare». «Altre volte la colpa è da imputare ai media - accusa la senatrice Casellati (vice presidente del gruppo al Senato) — perché la politica è declinata al maschile e la comunicazione e il taglio politico sui temi finanziari, economici o delle infrastrutture è appannaggio degli uomini e raramente le donne possono decidere». Suscita infatti stupore la deferenza degli uomini di fronte a Teresa Armosino, (esperta di diritto societario ed ex sottosegretario all'Economia) a cui lasciano sempre la parola quando si tratta di commentare o decodificare le astruse cifre del Bilancio pubblico o della Finanziaria. «Il nostro leader ha un carisma intatto e non è in discussione, ha una vitalità straordinaria, ma ha 70 anni, non è un giovane - sottolinea la senatrice Procaccini (ex Presidente della Commissione bicamerale per l'infanzia e attuale Responsabile Nazionale per FI per la politica della famiglia e dei minori) — Perché puntare allora sull'immagine di un Partito giovane? Lo stesso metro deve valere per le donne. Perché preferire la giovinezza, l'avvenenza o lo stacco di coscia? La selezione del personale politico ha bisogno di altri parametri: esperienza, competenza, pratica amministrativa, non può provenire dalle TV, dai palcoscenici o dai set cinematografici per poi rischiare gli sberleffi delle Iene». Molte lamentano l'assenza delle scuole di formazioni dei vecchi partiti o l'assenza stessa dei partiti, necessari a ricreare sul territorio luoghi di confronto, d'incontro e d'ascolto per dare risposte ai problemi reali della gente. Le donne ci stanno provando, ognuna a suo modo.

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