Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

di MARZIO LAGHI «È UNA missione delicata, di enorme portata storica», dice il premier Romano Prodi.

default_image

  • a
  • a
  • a

Senza dubbio tra le più impegnative dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Ma tuttavia doverosa». Parlano dell'Operazione Leonte, il contributo italiano alla nuova Unifil Plus in Libano. Dopo 25 anni, si torna. Ma dalle file dell'opposizione s'alza subito un'ombra di polemica. Per il deputato europeo Tajani quello di Prodi è solo un «trionfalismo poco convincente». Il gruppo navale italiano naviga a 30 miglia dalle coste pugliesi. Il ponte di volo della portaerei Garibaldi, l'ammiraglia della Marina, è affollato. In elicottero sono arrivati con Prodi e Parisi i sottosegretari e i presidenti delle Commissioni Difesa del Parlamento, De Gregorio e Pinotti, tutti i vertici militari: Di Paola, Cecchi, Tricarico, Siazzu, La Rosa, Botondi. C'è pure il capo del Sismi, Nicolo Pollari. Davanti a loro, schierata, una impettita rappresentanza della Task force Lebanon, che in questa prima fase porta soprattutto i colori della Marina. Cinque le navi mobilitate: la Garibaldi, con 11 elicotteri e 4 cacciabombardieri AV8B, la corvetta Fenice, le unità da sbarco San Marco, San Giusto e San Giorgio, con a bordo tutto il reggimento San Marco, e diverse aliquote dell'Esercito: una compagnia di lagunari, un plotone Nbc, un altro di artificieri, uno del genio. Ci sono anche carabinieri con compiti di polizia militare e le forze speciali del Comsubin, pure loro della Marina. Un napoletano di 53 anni, l'ammiraglio di Divisione Giuseppe De Giorgi, pilota brevettato negli Usa, è il comandante di tutto il dispositivo, che oggi - secondo i dati forniti a bordo - conta 2.153 militari, con una quota rosa di circa l'1 per cento; 1.350 fanno parte degli equipaggi del gruppo navale e 803 sono quelli che saranno schierati a terra. A comandare il contingente terrestre è il contrammiraglio Caludio Confessore, 53 anni, di Brindisi. Suo vice il colonnello Emilio Motolese, un lagunare. Venerdì la flotta arriverà davanti alla costa di Tiro, bombardata duramente durante la guerra: lì sbarcheranno con i loro mezzi anfibi speciali. «Ma non sarà lo sbarco in Normandia», avverte subito il capo di stato maggiore della Difesa. «La situazione sul terreno è tranquilla e la nostra - dice Di Paola - sarà una semplice messa a terra di uomini e mezzi, come del resto hanno fatto nei giorni scorsi i francesi». Niente effetti speciali. Proprio nei dintorni di Tiro si svilupperà l'area di responsabilità dei soldati italiani, almeno in questa prima fase della missione. Un rettangolo di circa 10 chilometri per 15, ma non saremo a ridosso, insomma, del confine israeliano. Nell'arco di 4 mesi a questa Forza d'ingresso subentrerà un contingente di 2.500 soldati, quasi tutti schierati a terra. E da febbraio prossimo, quando l'Italia assumerà il comando della missione, questo numero «è destinato a aumentare. Anche se non sappiamo ancora di quanto», afferma Parisi. Per i militari schierati sul ponte, Prodi e il ministro hanno parole di «gratitudine e ammirazione». Che sono quelle, assicurano, di tutta l'Italia. La missione, dice il premier, ha fatto registrare «una profonda coesione nel Paese, senza distinzione tra forze politiche, senza differenze tra maggioranza e opposizione. Un momento che unisce Governo e Parlamento. L'Italia vi è vicina». Certo, «anche se non ci sono segnali specifici, resta comunque - avverte Parisi - una missione rischiosa», perché in Libano «le condizioni sono complicate e impegnative. La guerra ha portato morte, distruzioni immani, dolore». «Ma voi - gli fa eco Prodi, rivolgendosi ai militari - avete compiti precisi da cui discendono scrupolose, inequivocabili e robuste regole di ingaggio. Le forze armate si sono preparate con estrema consapevolezza e certo vi comporterete con grande professionalità, spirito di servizio e senso del dovere, come sempre avete fatto finora. Saprete agire con determinazione e al tempo stesso equilibrio ed equidistanza ricordando sempre che la vostra, anche se portate le armi, è una missione di pace». «Il Paese confida in voi», aggiunge il p

Dai blog