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E il Cav avverte gli alleati: «Tratto solo io»

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Salta il vertice della Cdl, tensione tra Berlusconi e Fini. La riunione spostata alla prossima settimana

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Ieri mattina invece è stato annullato e spostato alla settimana prossima, forse martedì, dopo il risultato delle amministrative. Ufficialmente si sostiene che la riunione è stata rinviata in modo da permettere ai leader di essere presenti alla votazione alla Camera per la fiducia al governo Prodi e di partecipare agli ultimi squarci di campagna elettorale. Ma la ragione vera sarebbe ben diversa, visto che l'opportunità di un rinvio sembra sia stato l'unico punto di accordo tra i tre maggiori leader della Cdl dopo un giro di telefonate tutt'altro che serene. Al centro della polemica il tema del disgelo tra i Poli e la possibile intesa su alcune presidenze di commissioni da affidare ad esponenti dell'opposizione. Berlusconi avrebbe ricordato in modo energico agli altri leader che toccherà a lui e solo a lui guidare questa trattativa e che non sarebbero state gradite interferenze. Ma anche i rapporti con il Quirinale e l'affondo di Berlusconi di ieri sera, non concordato all'interno della coalizione, avrebbe peggiorato il clima interno. L'Udc ha provato a distinguersi: «Per quanto mi riguarda — ha risposto Pier Ferdinando Casini sullo scontro tra Cdl e Napolitano — non c'è alcuna polemica». Un dissapore, quello sul Quirinale, che si unisce alle tensioni su un problema cruciale: chi tratterà a nome della Cdl, e sino a che punto potrà spingersi nella ricerca di un'intesa con l'Unione sulle presidenze di qualche commissione. Berlusconi, in mattinata, avrebbe telefonato a Casini per lamentarsi della condotta di Gianfranco Fini, accusandolo di gestire in prima persona la trattativa per ottenere la presidenza della Comissione Esteri. Un atteggiamento che l'ex premier avrebbe fortemente criticato ricordando a tutti che è lui il leader della coalizione e che non è disposto ad accettare iniziative autonome. An e Udc — è l'accusa — non sono capaci di vivere senza il potere, tanto da accontentarsi anche della presidenza di un condominio. Durante la telefonata Casini avrebbe cercato di calmare le acque, ricordando però al Cavaliere che in questa fase politica è controproducente per il bene dell'alleanza attaccare gli alleati e accusarli continuamente di essere i responsabili della sconfitta. Su questi temi, una successiva telefonata di Berlusconi con il leader di An sarebbe stata ancora più vivace. Tanto che, alla fine, Gianfranco Fini avrebbe avvertito che lui al vertice non ci sarebbe andato e che al suo posto sarebbe stato il portavoce del partito Andrea Ronchi ad andare a Palazzo Grazioli. A quel punto la scelta è stata quella di rinviare l'appuntamento a dopo il voto amministrativo di domenica. Arrivato a Pavia Berlusconi è tornato sulla questione del voto: «Si è costituita la Giunta per le elezioni della Camera e da domani comincerà il suo lavoro di verifica delle schede. Se, come immaginiamo, i 24 mila voti non saranno attribuiti alla sinistra, noi andremo dal Capo dello Stato e chiederemo nuove elezioni». E ha aggiunto: «Se il Capo dello Stato facesse valere il suo cuore di sinistra e non sciogliesse le Camere ritireremmo dal Parlamento tutti i nostri rappresentanti». L'ex premier, durante il suo comizio in piazza della Vittoria, è stato contestato da un centinaio di giovani, studenti e dei centri sociali.

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