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Santoro al palo In bilico il via a «Anno Zero»

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Il nodo dovrebbe essere sciolto oggi - con il possibile slittamento di una settimana, al 4 maggio - quando è previsto il rientro a Roma del direttore di rete Antonio Marano da una breve vacanza. Sul destino del format, che privilegerà l'inchiesta con ritorno e dibattito in studio, pesano innanzi tutto alcune questioni pratiche. I filmati, per esempio, girati dai nuovi collaboratori: a quanto si apprende, il giornalista ha trascorso l'intera giornata di ieri in sala di montaggio per visionare i materiali. C'è poi il problema dell'allestimento dello studio 1 di via Teulada (quello dal quale fino al 20 aprile andrà in onda Alice di Anna La Rosa): Agostino Agostinelli ha immaginato una scenografia spoglia e ipertecnologica. Non è da escludere, comunque, che a suggerire l'ipotesi di uno slittamento sia anche l'offerta della concorrenza: il 27 aprile Canale 5 propone infatti la finale del Grande Fratello 6, padre di tutti i reality show, alfiere di quella tv guardona da cui Anno Zero - come suggerisce lo spot in onda in questi giorni - prende le distanze. Non a caso, nei palinsesti chiusi venerdì scorso, nel prime time del 27 figura su Raidue il film Armageddon - Giudizio finale, laddove solo il giorno prima si prevedeva un generico spazio informativo. È presto, dunque, per parlare di temi e di ospiti: sarebbe stato contattato il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni. Sarebbe pressochè certa, invece, la partecipazione al programma di Beatrice Borromeo, contessa e modella ventenne, cognata di John Elkann: ancora indefinito il ruolo, che potrebbe essere quello della bella ma anche colta a intelligente, in grado di stimolare le reazioni del pubblico in studio (come hanno già fatto con il giornalista sia Simonetta Martone che Luisella Costamagna). Quel che è sicuro è che il programma dovrà fare i conti con gli obblighi della par condicio, confermati dalla Vigilanza Rai anche in vista delle elezioni amministrative del 28 maggio. Il regolamento approvato il 22 marzo dalla commissione di San Macuto prevede che, come è accaduto già per le politiche, i programmi di approfondimento vengano ricondotti alla testate giornalistiche e si conformino «con particolare rigore» ai criteri di pluralismo, imparzialità, indipendenza, obiettività e apertura alle diverse forze politiche.

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